Qui gatta ci cova...



Gli chiedo di mandarmi un po’ di materiale per consentirmi di entrare nel personaggio e lui che fa? Mi manda la foto dove in primo piano c’è  Leporello, il suo gatto. Mi aspettavo la classica foto con in primo piano la copertina del libro, o un selfie stile holliwoodiano e invece appare lo sguardo sornione di quel bel micione che sovrasta il volto del protagonista di oggi. 
La guardo, sorrido e apprezzo. 
Ha fatto davvero bene Valerio Tagliaferri, il protagonista di oggi, a mandarci il primo piano di Leporello. Di certo è stato un gesto di profondo affetto, che mi lascia intravedere un’ anima sensibile. Credo che sia cosa risaputa: chi ha un rapporto così bello con un animale ha quasi sempre un’umanità diversa. 
Mi sto trasformando in psicologo? Aiuto !!! 
Andiamo ad intervistare il nostro amico che ci ha confidato amare la lettura, tutta, da Gianni Rodari a Stephen King.
- Ciao Valerio, ti trovi sulla famosa torre. Chi butti giù (la torre è bassa....) Rodari  o King? 
Mi butto giù io, visto poi che la torre è pure bassa...
Questo ci conferma il suo animo sensibile. (sorrido) 
-Passiamo alle domande serie. Ma quanti libri hai scritto? 
Dieci. (wow)
- Quale ti piace di più? 
Il prossimo che pubblicherò e che già ha messo le sue radici nella mia testa.

-Parlaci un po’ dell’ultimo libro: Ciacco. L'ennesima involontaria inchiesta dell'ineffabile Di Tuccio
Il protagonista, Corrado Di Tuccio, vive e lavora a Perugia. 
È  un addetto alle pulizie che ama viaggiare nei meandri più inesplorati delle rete, ed è proprio lì che consuma la sua esistenza e usa il suo acume per risolvere, abusivamente, efferati delitti, nei quali si trova sempre inconsapevolmente impelagato.
- Quale riscriveresti, quali “ errori “ si commettono?
Una volta finita l’ultima revisione il libro vive di vita propria e in tutti i sensi si allontana da me. Non riuscirei davvero a riscriverne neanche uno. Ovviamente ci sono piccole cose che correggerei, come gli insopportabili - e invisibili in fase di revisione... - refusi (maledetti!).
-La scrittura nella tua vita che posto occupa? 
Tutto quello che riesce a trovare compatibilmente con la mia famiglia e il mio lavoro. 
- Che lavoro fai? 
Sono un impiegato amministrativo. 
-Ci sei tu dietro il protagonista dei tuoi lavori?  
Solo uno dei miei libri è dichiaratamente autobiografico. Gli altri hanno protagonisti molto diversi da me, tranne Diego il protagonista del mio romanzo sul rugby “Una Meta nella Vita”. Ho giocato tanti anni a rugby su campi in erba, ma molto più spesso su quelli in pozzolana, proprio come Diego. Anche negli altri miei scritti però ci sono riflessi indiretti della mia vita o del mio vissuto.
- Quale libro ha venduto di più? 
Il primo auto-pubblicato “Ora e sempre” ambientato nella Roma a cavallo fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, il cui protagonista è un ricercatore universitario che ha deciso di aderire alla lotta armata.
- Sono tutti pubblicati in self? 
Nove, solo uno è stato pubblicato da una casa editrice, era il saggio finale del corso VIVAIO-RAI, corso per il quale sono stato selezionato nel 1999.
- Il tuo rapporto con le case editrici (esperienza)? 
Meno che platonico. Si è sempre limitato a rifiuti o a poco educati silenzi. Nel 2012, dopo aver terminato di scrivere “Ora e sempre”, iniziai a cercare i contatti delle case editrici italiane per sottoporglielo. Sul sito di alcune delle più note e blasonate, nella sezione “Manoscritti” campeggiava la scritta “...Al momento non si accettano manoscritti inviati spontaneamente”. In una delle più famose c’era anche un numero di telefono che chiamai per avere pacifici chiarimenti e capire come facesse uno dei nostri maggiori editori nazionali a trovare nuovi  scrittori. La signora che rispose fu davvero molto cortese e disponibile, e ammise di essere rammaricata per la situazione. Chiudendo la telefonata dissi: “...Va bene, La ringrazio...” ma lei mi interruppe sussurrando: “No, non va bene per niente...”. Poco dopo aver terminato gli studi universitari mi è capitato di lavorare per la televisione e per il cinema. E proprio per una casa di produzione cinematografica e televisiva per un paio di anni lessi le sceneggiature che le venivano inviate. Fra tutte quelle che mi capitarono (all’incirca una a settimana) alla fine solo una dozzina possedevano tutti i veri requisiti per essere chiamate tali. Quindi so bene che è un lavoro lungo e a volte anche infausto leggere tutto quello che viene inviato a una casa editrice. Ma le nuove leve di autori altrimenti come si trovano? Tornando al 2012, quando apparve la possibilità di auto-pubblicarsi su Amazon smisi di inviare i miei scritti alle case editrici tradizionali.
- Come promuovi i tuoi lavori?
 Soprattutto sui social.
- Quale libro (italiano o estero) avresti voluto scrivere? 
“Vicolo cieco” dell’inglese John Wainwright. Anche se è un romanzo del 1984 l’ho scoperto solo da poco, in italiano è praticamente introvabile se non nel mondo dell’usato. Il maestro Georges Simenon lo definì giustamente “un romanzo indimenticabile”.
- Quando la smetterai di scrivere libri? (sorrido) 
Quando non avrò più idee che reputo interessanti o stuzzicanti.
- Spazio libero... dicci ciò che vuoi. 
I miei libri sono auto-pubblicati e perciò, come detto, è possibile che i lettori possano imbattersi in qualche refuso. Scusandomi mi piace ricordare - come faccio nel mio sito www.valeriotagliaferri.it - quello che ha scritto Italo Calvino sull’argomento nel suo splendido “Se una notte d’inverno un viaggiatore”: “E’ solo attraverso la limitatezza del nostro atto dello scrivere che l’immensità del non-scritto diventa leggibile, cioè attraverso le incertezze dell’ortografia, le sviste, i lapsus, gli sbalzi incontrollati della parola e della penna. Altrimenti ciò che è fuori di noi non pretenda di comunicare con la parola, parlata o scritta: mandi per altre vie i suoi messaggi.”

Grazie Valerio, salutaci Leporello.

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