1° Classificato: Daniele Cavani (Contest :invia il tuo racconto)


Daniele Cavani con "Psichedelia" è il vincitore della  prima edizione del contest "Invia il tuo racconto". 
Iniziamo con il botto questo nuovo anno celebrando il nostro Daniele che ha superato una tenace "concorrenza" formata da poco meno di cento partecipanti che si sono dato "battaglia" sul web a suon di storie originali, tutte molto apprezzate dalla giuria.  
Qui di seguito la sua, originale. biografia e il racconto integrale. 
Buona lettura!


Biografia


Nessuno è qualcuno, tanto meno lo scrivano in calce, immerito di alcuna menzione. Sono un Nessuno che non sa scrivere, so a malapena leggere, non leggo errori, non leggo virgole mancanti o tempi errati, leggo trame filate il mattino e sfatte la notte. Sono un mesto lettore, un mediocre pensatore, a volte sporco i bianchi fogli con verga improbabile, uso ciò che lo Scrittore dimentica, raccolgo le briciole del suo pasto, lo rimpasto e lo intreccio, creando pane e paniere. Mi diletto in ermetismi che rigettano ogni bellezza e schema imposto, sono me stesso in ciò che faccio, non rinnego gli errori ma non li enfatizzo, sono tratti di strada percorsa nel tempo, nella materia.

Salve, sono Daniele Cavani per servirvi. Una data,16 settembre 1965, l’altra ancora non mi è dato a saperla. Eterno Don Chisciotte, utopico ricercatore dell’Isola che non ve’, viaggiatore con la nave senza nome.

Psichedelia 

Un gelido soffio di bugia le spaccò il cuore come se ella avesse ficcato una pietra rovente, appena tolta dal camino, in un ribollente paiolo appeso all'eterno falò. La sua alitata fetida, fuoriusciva da una bocca sensuale, socchiusa e lasciva, Lilith pallida e diafana si trovava in una stanza piena di fiori risecchi di profumi, acerbi e incoerenti. Stava supina, attendendo l’amore passato, come un talamo ella attende e riceve senza nulla aver da dovere.

Era strazia di cercare le risposte alle bugie di altri, era stanca di poesie che non fossero le mie. Assieme avremmo percorso viali di vite incrociate, mai conosciute, avremmo accompagnato le membra di genti contorte e delle loro menti stravolte.  Abbracciati ci si trovava a rincorrere vie di fuga da menti folli e bugie imposte.Io narratore e musicista della sua viola, suonavo una sinfonia che si ripeteva, tedia di tragico epilogo. Credevo che da buon baro quale ero avrei estratto cinque assi dalla manica, regine di cuori, fanti perduti, facendoli uscire all’ improvviso. Assi e fanti, nonché regine, bugiardi e saturi di falsità irriverenti, questi erano i miei progetti per te mia cara. L’amore come feretro ci aspettava, ci avrebbe salvati. Ora passeggio nella tua stanza Lilith, in questa mistica atmosfera dove tutto e niente è permesso, liberi di fare, liberi di peccare.

Cerco la fuga con lo sguardo rivolto alla finestra del mondo, ma non vedo scorci possibili, solo sorci che scivolano lungo la strada. Nella stanza avvolta dal denso profumo di fiori secchi e incoerenti, intravedo una rossa rosa riesco a vederla. Ella lei, che mi appare così dolcemente attenta, oh lei che sembra così per bene. Provo una folle sensazione, come se tu avessi lanciato un incantesimo, poi caduto su di me, ho avuto questo turbamento folle e stordivo dal primo istante che ti ho vista su quel falò chiamato vita.

Da allora mi sono lasciato vegliare dal tuo incantesimo ho permesso che tu mi sia un’imprendibile nostalgia. L'amore ora ci avvolge come un sudario di lino bianco in un silenzio cieco di speranza. Ma ecco che arriva il cupo e nero fumo, striscia per la strada, sale su lungo le vene, attraversa la porta della stanza, come fosse amore, ma amore non è.  Eccolo che arriva Lilith, ci lascia ci prende, ci trasporta lungo le scale, fino alla porta del cuore, eccolo che arriva, il suo silenzio è accecante. Lilith sei stupenda in questo abito di un candore a fiori rossi, tu cosi buona, oh cosi per bene da far sembrare tutto follia. Anche il tuo silenzio è accecante, il tuo corpo pervade le mie membra da poeta, le mie membra sono inermi, passive a questa sensazione folle.

Nella stanza ora, risuona una musica rauca, grave e feroce, sembra un dolce veleno che ci intossica, alla porta batte forte un ritmare bussare scandito dal pendolo appeso alla parete, esso ci rammenta l'odiato tempo perduto, un tempo che sta per avere termine mia cara Lilith. Il tempo sussulta e ci prende, ci lega al suo passare al suo non tornare ce ne stiamo andando Lilith, avrei voluto urlare dicendo al mondo che ho appena chiesto il tuo nome, Lilith cara, dimmi il tuo nome sussurramelo, baciami sussurrandomi il tuo nome.

Il tuo nome è il gelo della luce, è un eco imperativo un semplice nome, di indicibile tristezza. In mille chiamano il tuo nome, ma io non li sento, io non li vedo, i miei occhi odono, vedono vibrare la verità della tua musica, la tua vita. Conto il tempo, non seguo il ritmare del falciare della figura con la veste nera, echeggia nella mia mente il canto delle campane, lascio che i miei occhi leggano le righe dello spartito che come musicista ho scritto per te. Mia cara senti;  sussurro parole che non conosco, la mia voce provoca deliri stonati che raccontano i peccati di altri, ma non i miei, i miei non sono peccati, io sono sopra ad ogni peccato, tu stessa non sei un mio peccato. Permetti cara Lilith che i miei occhi non guardino i tuoi, cara i tuoi occhi neri come la torre del grande orologio, mi fissano impietosi, comincia a contare il tempo mia cara, ascolta i miei sussurri annusa il profumo.

E tu mi sussurri dal profondo del tuo silenzio: <abbiamo un grande passo da fare.>

Sono una soave melodia le parole silenti che non puoi più dire, mentre arde il tuo corpo io rimembro il tuo profumo così buono ora come allora, tu eri così bella, pure le fiamme che ti lambiscono ti carezzano e baciano le tue carni divorandole in un sensuale e voglioso grande abbraccio. Echeggiano in strada tra i sorci neri le sirene di una ambulanza, o forse sono le sirene di Ulisse, sono la medesima tortura alle mie orecchie libere di udire, pare quasi provengano dallo sfrigolio del tuo corpo, pari tu che mi invochi, ipnotizzato dal canto melodico, sciolgo le cime che mi frenano e mi tuffo tra le tue scarne braccia...

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