2° Classificata del contest "Invia il tuo racconto": Adelaide J. Pellitteri


Oggi i nostri complimenti vanno ad Adelaide J.Pellitteri che con il racconto "Il Pappagallo Toledo" si è classificata al secondo post del contest "Invia il tuo racconto". Nella foto, la nostra protagonista mostra, fiera, il suo ultimo romanzo; "Donne fino a epoca contraria" un gran bel lavoro composto da ben trentadue racconti che hanno come comune denominatore le donne e il '68.  Le protagoniste di queste storie attraversano i tempi riportandone i segni sul viso, mentre ballano sul cubo, si imboscano nelle balere per loschi affari o lottano per la propria emancipazione. Il senso di maternità sembra smarrito, difeso contro ogni decreto, e loro sono così attente a tutelarsi da diventare inavvertitamente carnefici, con il coltello dalla parte del manico, tuttavia senza mai riuscire a vincere davvero.

Qui di seguito, invece, il testo integrale del suo racconto che le ha consentito di sfiorare la vittoria nel contest. Complimenti ad Adelaide e buona lettura. 

IL PAPPAGALLO TOLEDO 

A breve lo avrebbero trasferito in Inghilterra, al Port Lympne Wild Animal Park, lo zoo più grande d’Europa. Per questo motivo era emozionato. Sarebbe stato il richiamo del secolo, veniva dal Sud America lui.
Con quel piumaggio dai colori sgargianti e la vena sorprendentemente canterina, avrebbe stupito orde di bambini, flotte di adulti, gente locale e straniera.
Aveva sempre desiderato viaggiare, così, resosi conto che nella foresta si aggirava Gauber Brikman – un naturalista di fama mondiale – aveva fatto di tutto per farsi acchiappare.
Già più di una volta, anni addietro aveva visto lo studioso, con al seguito troupes televisive, registrare documentari e catturare esemplari.
Smanioso di evadere per conoscere il mondo, Toledo avrebbe abbandonato – ed era ora – la sua vecchia casa: ettari ed ettari di verde, sempre verde, troppo verde, solo verde.
Si era stufato di svolazzare da un albero all’altro per conquistare le
belle. Monogamo non era mai stato, ma invidiato sì, per la sua stazza, la cresta, i colori unici, quel suo petto gonfio d’orgoglio. Un reuccio da foresta pluviale.
Sapeva imitare il canto di uccelli, rifare il verso di tucani, aironi e hoazin, perfino del pigliamosche reale, dell’eremita bronzato e del colibrì; il suo sollazzo nei giorni di tedio.
Da anni, però, lo zoo gli frullava in testa, era il luogo ideale per farlo emergere fra i tanti, tra tutti. Fosse stato possibile avrebbe spiccato il volo e avrebbe raggiunto lo zoo a colpi d’ali e di versi.
L’idea che a tutte le razze potesse aggiungersi lui – importante come pochi e bello come nessuno – lo esaltava, e l’occasione con Brikman non se la fece scappare.
Una platea, biglietto alla mano, lo avrebbe accolto tra esulti di gioia.
Il pappagallo Toledo ora si guarda intorno perplesso.
Chi avrebbe mai immaginato esistesse una terra con il cielo mai blu?
Chi poteva sapere esistesse un verde tanto cupo da levare il respiro?
Ai suoi colori viene a mancare la luce.
I bambini lo guardano appena e solo da dietro un cellulare, giusto il tempo di scattare una foto e subito passano ad altro.
Un complimento o un sorriso, non lo strappa neppure agli adulti; tutti sembrano aver visto di meglio, e tirano dritto strattonando i marmocchi.
Un trespolo, tre alberi e una rete metallica – per tetto e pareti – a fargli da casa.
Prova a rifare i versi nei quali è più bravo, prova perfino a cantare, ricordando un amico usignolo, ma lì c’è chi grugnisce, chi bela, barrisce…
E, alla fine, non lo sente nessuno.


 

Commenti

Post più popolari