Movimento Artistico Mutazionista



“Ci rapisce il tempo” di Antonia Calabrese è una raccolta di poesie il cui filo conduttore è il trascorrere veloce del tempo dall'alba al tramonto, dalla giovinezza al lento decadimento fisico con un intercalare di sentimenti appassionati verso il mondo e la natura e di speranze che si rinnovano.

-Ciao Antonia, ti va di parlarci un po’ di te? 
Sono una persona che ama tutte le arti e che lamenta di avere poco tempo per dedicarsi  completamente a quelle nelle quali sono versata, cioè pittura, scultura, arte digitale, scrittura e poesia.
 -Quando hai iniziato a scrivere poesie?
Scrivo poesie da sempre. In quinta elementare scrissi la mia prima poesia che intitolai “La rosa”. La lessi a mio padre che ne fu entusiasta e volle che la leggessi a tutti i suoi amici. Fu questo episodio a incoraggiarmi tanto che non ho più smesso. Ero ancora molto giovane quando decisi di voler scrivere poesia a livello, diciamo così, “professionale”. Pertanto cominciai a studiarmi sulla metrica e sulla musicalità cercando di trovare un mio stile e credo di esserci riuscita. Contemporaneamente leggevo molto. Ho amato in particolare Carducci, Leopardi, Pascoli, D'Annunzio, Ungaretti, Quasimodo, Pavese e Montale. Devo molto a questi e altri poeti meno noti come per esempio Praga e il Magnifico.
-Come nasce una poesia?
Come tutte le altre forme creative ed estetiche, anche la letteratura e quindi la poesia, è arte in quanto si fonda sulla proprietà del linguaggio espressivo manifestato attraverso accorgimenti tecnici acquisiti con lo studio e con l’esperienza. Al talento innato si aggiunge, cioè, la capacità di trasmettere il messaggio in maniera fruibile. Come tutte le forme artistiche di manifestazione del pensiero, dunque, anche la poesia nasce da intuizioni e ispirazioni. La padronanza del linguaggio artistico, la cura e la passione, la “fatica”, se vogliamo, portano a definire compiuta l’opera d’arte. In questo caso, la poesia che anticamente era considerata di origine divina.
-C’è un luogo o è frutto di un momento?
Luogo fisico non direi. “Luogo” in senso aspecifico o astratto, certamente. L'ispirazione è frutto del momento ma non è esclusiva della possibilità di rielaborare o riscrivere nuovamente quanto sia stato in precedenza stilato nel momento stesso dell’intuizione o dell’ispirazione.
- Quanto è importante la tua terra natia per l’ispirazione?
Per me un po’ ma non troppo. Forse perché nel mio paese natale ho vissuto solo pochi anni. In realtà sono cresciuta in collegio fino ai miei diciassette anni. Ora che anche mia madre non c'è più, mi sforzo di non sentire la nostalgia di cui ho sempre sofferto nei confronti del mio paese d’origine. È ora di tagliare il cordone ombelicale. L'ispirazione non è legata a un luogo piuttosto che a un altro. Da tutto e da tutti possiamo trarre ispirazione, quindi, anche da posti nuovi o sconosciuti.
-“Ci rapisce il tempo” : quale poesia ti piace di più?
Mi è difficile rispondere. Le mie poesie mi piacciono quando sia mentre le scrivo che mentre le leggo provo la sensazione di avere espresso in maniera intellegibile e accessibile quello che intendevo dire . Quando e se sarò riuscita a trasporre gradevolmente l’intuizione e sarò stata in grado di dire “mi piace”, allora considero quella poesia compiuta. Se non raggiungo questo risultato ci lavoro fino a che non mi soddisfino. Per rispondere, forse preferisco l'ultima, “E vissi” ma amo particolarmente anche “Ansia di vivere”, “Davanti al camino” e “Tramonto”.
- La scelta del self publishing, una scelta di libertà? O cosa?
Esattamente. Non è stata la prima scelta in realtà perché inizialmente ho contattato delle case editrici e ho avuto ottime valutazioni e svariate proposte. Però, quando persone a me vicine hanno cominciato a insistere che ne scegliessi una in particolare per il prestigio del marchio editoriale offrendosi anche come sponsor, è come se mi fossi svegliata da un incantesimo. Ho capito che accettare un marchio editoriale sarebbe stato un po’ come tradire i miei principi già esposti nel Manifesto del Movimento Artistico Mutazionista. Dovevo trovare, e l'ho trovato, il coraggio di autogestirmi senza vincoli di padroni o condizionamenti di mercato.
-Eppure le richieste di Ce non ti mancano…
No, infatti. Il fatto che case editrici abbastanza note abbiano apprezzato le mie poesie è per me di grande incoraggiamento.
-Dalla poesia agli affari: come vanno le vendite?
Non male. Nel senso che vanno bene perché non mi aspetto di più. La poesia è purtroppo considerata un genere di nicchia e il mio stile non è della maggioranza.
-Ti sei posta un obiettivo?
Si, ma non è un obiettivo materiale. Riguarda piuttosto la mia maturazione artistica e crescita spirituale. La poesia, come anche la pittura, la scultura e ogni genere di arte a cui mi appassiono, è il mezzo e non il fine.
-Come ti promuovi?
Come posso, attraverso web e social. Non mi sento pronta ad affrontare il pubblico in presentazioni o firma copia perché parlare di me e del mio lavoro mi intimidisce.
Quale canale hai trovato più conveniente?
Senz'altro il canale più efficace per chiunque è il passa parola a meno che qualcuno non sia economicamente in grado di pubblicizzarsi più efficacemente a mezzo dei mass media.
-A quando il prossimo lavoro?
A breve pubblicherò un breve volumetto di poesie “Poesia è donna - dieci poesie d’amore” che per tutto il mese di agosto può essere scaricato in PDF gratuitamente dal mio site blog. Non so se prima della fine dell’anno riuscirò a pubblicare anche la silloge “Come sussurra il vento” a cui sto ancora lavorando e il romanzo “Welcome” che non ho finito di scrivere.
-Spazio aperto: ci volevi parlare di un’idea… 
Vorrei parlarvi brevemente del Movimento Artistico Mutazionista da me teorizzato e di cosa intendo per Mutazionismo Artistico Letterario.
Inutile spiegare cos'è il mutazionismo all'interno della teoria dell’evoluzione da cui ho voluto trarre ispirazione per sostenere che è necessario un mutamento di atteggiamenti in ogni campo dell'arte. Mutamento necessario se non vogliamo che la selezione naturale che fa la storia, a prescindere da quanto si sia stati bravi a pubblicizzarsi, ci releghi nel dimenticatoio.
L’arte vera si fonda sulla speranza, che talora diviene certezza, dell’immortalità dell’opera in grado di sopravvivere al suo autore.
Come ho scritto in un articolo del blog del MAM, una certa ostentata modernità “ricorda le erbacce senza radici che infestano orti e giardini; non è necessario estirpare perché al primo sole si seccano”.
Guardandomi attorno mi sono resa conto che in Italia come nel resto d'Europa lo stato dell'arte langue in cliché che ne hanno fatto un prodotto scadente ma commercializzato e commercializzabile. È ormai divenuta normalità che opere di nessun valore artistico vengano fatte passare per buone se si ha dalla propria parte critici e mercanti d'arte bene addentrati nei circuiti di mercato. Il loro fondamentale appoggio è acquistato con denaro sonante da sedicenti artisti in cerca di notorietà ma non dell’immortalità dell’idea come sarebbe più accettabile.
Se questa è arte, mi sono talvolta detta osservando veri e propri orrori fatti passare per originalità e personalità artistica, io non ci sto. Finché non mi è più bastato andare controcorrente ma mi è parso necessario dare voce al mio pensiero per sostenere che se non si possiedono le basi teoriche e tecniche del linguaggio scelto, non vi è arte.
L’artista mutazionista è principalmente qualcuno che rifiuta di seguire le masse a costo dell'impopolarità convinto che l'arte debba essere praticata “a regola d’arte”. Che rifiuta di adeguarsi alle mode che le maggioranze seguono nel tentativo di vendere il proprio prodotto. Il mutazionista diffida di chi gli chiede denaro in cambio di pubblicità e false valutazioni. Non scende a compromesso per adeguarsi a una cultura del presente ingannevole, a una realtà manipolata convinto che si tratti di mode passeggere inadeguate a lasciare il segno del cambiamento nell'evoluzione della storia dell’Arte. Egli è convinto di voler mettere a frutto la propria genialità con coerenza sulla base di elementi storicamente certi e validi, cioè, è innovativo rispetto a basi culturali e tecniche realmente acquisite e possedute.
Infine il Mutazionismo non è uno stile artistico o letterario ma un atteggiamento.



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