Marketing: State lontani dai parenti...


 

Oggi i nostri consueti botta&risposta con gli autori lasciano il campo ad un’analisi sempre d’attualità. Sui blog, nelle chat, sui gruppi facebook è sempre aperto lo “scontro” tra il self publishing e il pubblicare con una Casa Editrice. L’autonomia, le maggiori royalty, l’immediatezza del self contro il prestigio, il delegare a professioni di una Casa editrice, questi, in estrema sintesi, alcuno punti salienti che oggi affronteremo con un’esperta.

Angela Quaranta, scrittrice, (L’invenzione del secolo, 2019) (Incatenati al passato, 2020), blogger, mostrerà con dati alla mano la propria esperienza nel settore, soffermandosi sul ruolo fondamentale della promozione dei propri lavori. Procediamo.

-Partiamo un po’ da lontano. Casa editrice Vs Self Publishing: chi vince? 

Non deve per forza essere una gara. Entrambe hanno vantaggi e svantaggi. Io ho scelto la strada del self publishing per i miei due libri, ma ho anche pubblicato dei racconti con Giraldi Editore.

 -Una Casa Editrice (diamo per scontato che sia seria) però da un certo prestigio, spesso ha una collana, cura la distribuzione, si può essere presenti in libreria…

Vero, ma quello che stai dando per scontato fa tutta la differenza del mondo. Per quella che è la mia esperienza, una Casa Editrice medio-piccola difficilmente investe in uno scrittore emergente. E’, banalmente, una questione di budget, che fa assumere un atteggiamento conservativo rispetto al rischio rappresentato da un autore sconosciuto al grande pubblico, che non può garantire un ritorno economico. Se però hai scritto un libro degno di nota e hai avuto la fortuna di incrociare professionisti corretti e capaci che credono in te, allora essere pubblicati e arrivare in libreria è davvero una enorme soddisfazione. Nel caso dei miei due libri pubblicati in self non ci ho nemmeno provato, a cercare una Casa Editrice. Sono nati come un gioco tra me e le mie bambine: loro hanno più o meno buttato giù la trama, io ho scritto. E poi ho fatto in modo che le storie create si concretizzassero.

 -Il Self devi fare tutto da te…

Vero anche questo. C’è dietro un grosso lavoro, sia prima che dopo la pubblicazione.Certo, ci sono tanti modi per fare le cose, a seconda della professionalità e della serietà di ognuno. Ci sono autori self che cliccano sul tasto PUBBLICA appena scritta la parola FINE sul loro capolavoro, senza quasi rileggere e ci sono Case Editrici che mandano in stampa senza aver neanche fatto passare il manoscritto da un correttore di bozze. Per quanto mi riguarda odio l’approssimazione e non riuscirei a far uscire un prodotto che non fosse al meglio delle mie possibilità. E’ una questione di rispetto. Quindi sì, tanto lavoro prima di pubblicare: diversi passaggi tra me e la editor, la progettazione e la realizzazione della copertina, le illustrazioni interne (perché, nel mio caso, si tratta di libri per bambini), l’impaginazione ecc. Ho scelto di curare io stessa la grafica perché è un’altra delle mie passioni e l’ottimo riscontro che ho avuto mi ha resa particolarmente orgogliosa. E poi tutto il lavoro di marketing, a pubblicazione avvenuta. Anche quello non è stato uno scherzo. Il vantaggio è stato e continua a essere quello di avere il pieno controllo del mio lavoro, il pieno possesso dei diritti d’autore e royalites più alte rispetto a quelle che avrei ottenuto pubblicando con CE.

 -D’accordo con il self hai sempre i diritti in mano e hai delle royalty più alte. Ne vale la pena?

Certo. E’ vero, non sono in libreria, ma mi sono comunque tolta un bel po' di soddisfazioni.

 -Parliamo degli ebook. Conviene “ aggredire” questo mercato?

Senza dubbio. Io ormai leggo solo su Kindle perché a casa non ho più posto per i cartacei (sono una lettrice seriale). Nel caso dei miei libri, però, il cartaceo vince a mani basse. Probabilmente perché i miei lettori sono bambini dai 7 ai 10 anni.

 -Perché la stragrande maggioranza di scrittori ( o sedicenti tali) vende pochissimo?

Immagino tu ti riferisca ai self. I motivi possono essere diversi: un libro pieno di strafalcioni, che non è passato per le mani di un professionista, farà poca strada. Oppure può essere che non si sia fatta alcuna promozione o una promozione non mirata. L’ultima cosa che mi viene in mente è che, in generale, si legge troppo poco. In un gruppo Facebook che frequento, diversi scrittori (o sedicenti tali) hanno ammesso di non leggere mai e, ancora peggio, che non serve leggere per scrivere bene. Questa cosa mi ha scioccata a morte!

 -Quali metodologie di promozione consigli?

Io ho pubblicato con Amazon KDP, quindi la soluzione più naturale sono le Amazon Ads. In periodi particolari, però, mi affido pure alle Facebook Ads.

 -Ce le puoi descrivere ?

Le Amazon Ads sono state attivate in Italia solo alla fine dello scorso dicembre, mentre in altri paesi erano già in uso da tempo. Cominciamo col dire che sono una forma di pubblicità pay per click, vale a dire che l’inserzionista paga solo per i click ricevuti dal suo libro e non per le visualizzazioni. Quindi, a differenza di quanto accade per le Facebook ads, non viene necessariamente speso tutto il budget giornaliero. Sono un ottimo modo per aumentare la visibilità di un libro, grazie all’uso di annunci mirati. Mirati, vuol dire che, a seconda di come si imposta una campagna, per “prodotto” o per “parole chiave”, il libro sponsorizzato comparirà anche nei risultati di ricerca di altri titoli simili per genere, per titolo o per autori correlati. Faccio un esempio. In una delle mie campagne pubblicitarie ho inserito come parola chiave “Battello a vapore”. “Il battello a vapore” è una famosa collana Mondadori di libri per bambini, ogni volta che un utente fa una ricerca con quella parola chiave, si trova davanti anche il mio titolo. Se sarò stata abbastanza brava da incuriosire il lettore con la mia copertina (nella pagina di ricerca vede solo quella), tanto da spingerlo a cliccarci su, a quel punto Amazon mi addebiterà il costo del click. E non è ancora fatta perché non c’è stata ancora alcuna vendita. A quel punto, però, le mie chance me le gioco con la descrizione del prodotto. Dovrò incuriosire ma non svelare troppo, dovrò convincere il lettore che, anche se il mio non è il libro che stava cercando, in realtà fa proprio al caso suo. Ma quante parole chiave o quanti prodotti simili inserire? Tanti. Tantissimi. Almeno un centinaio, meglio di più. Basta cercare tra i libri dello stesso genere, tra gli autori più conosciuti, tra i titoli più in voga in quel momento. E poi armarsi di pazienza. Non vale la pena avviare una campagna per una settimana o dieci giorni. Quello è all'incirca il tempo necessario all'inserzione per andare a regime. Meglio programmare una campagna a lungo termine, senza aver paura di spendere troppo (ho già detto che non è necessariamente così).

 -Amazon Ads, costi benefici, ci puoi dare qualche numero più di dettaglio?

Parliamo di numeri, giochiamo in casa. Quello che segue è il riepilogo delle mie inserzioni dal 1 gennaio a oggi.

 

 

I risultati sarebbero ancora migliori se mi fossi fermata a giugno, perché negli ultimi due mesi le vendite sono calate drasticamente. Ciononostante sono dei buoni numeri.

Partiamo dall’ovvio. Ho speso €976 circa in pubblicità. Tanto? Può darsi. Però ho venduto libri per €4.744 (quasi tutti cartacei). Due sono le cose da notare:

€4744 è una cifra lorda. Vanno tolti l’IVA, i costi di spedizione e i costi di stampa, ma resta comunque una cifra considerevole.

Queste sono solo le vendite sponsorizzate e non le vendite totali effettuate nel periodo. Le campagne mi hanno aiutato a farmi notare dall’algoritmo di Amazon che, a un certo punto, mi ha spinto in alto nelle ricerche, indipendentemente dalla pubblicità. Per diversi mesi, il mio libro è stato primo in classifica in diverse categorie, è stato il più desiderato e il più regalato. Il numerino magico che da indicazioni sulla bontà della campagna è il parametro ACOS. Rappresenta il rapporto tra la spesa totale e le vendite attribuite. Per essere sicuri di non rimetterci, al netto di tutte le tasse, dovrebbe stare al di sotto del 30%. Le impressioni sono quasi 10.000.000. Tante. Vuol dire che il mio libro è stato spessissimo presente nelle pagine di ricerca. 13.466 sono le volte in cui un utente ha cliccato sulla copertina.

 -Tu sei una scrittrice, puoi dirci il tuo percorso, dal momento che hai posato la penna?

Come dicevo, le vendite sono andate piuttosto bene fino a giugno, poi sono un po’ calate pur continuando a vendere con regolarità. Non l’ho detto esplicitamente ma forse si è capito: si tratta del mio primo libro e della mia prima esperienza come self (il secondo libro è uscito a fine maggio). Sono arrivata a cliccare su PUBBLICA a ottobre e poi mi sono chiesta: “E ora?” Da quel momento è stato un continuo studiare (fortuna che mi piace l’argomento), frequentare gruppi, leggere manuali e stalkerare chi mi pareva ne sapesse un bel po'. E così mi sono resa conto degli errori fatti la prima volta. E poi ho provato e riprovato, ho raddrizzato la mira, cambiato in corso d’opera le cose che non mi convincevano e mi allontanavano dalla meta.

-Secondo te cosa ci riserva il futuro in questo settore?

Non lo conosco abbastanza, il settore, da potermi sbilanciare ma da quello che ho appreso in questi mesi, rispetto agli altri paesi siamo ancora tanto indietro sul mercato degli ebook e degli audiolibri. C’è da aspettarsene delle belle.


-Ci lasci un ultimo consiglio?

Si, solo un' ultima cosa. State lontani dai parenti! Marketing non è vendere dieci copie a zie e cugini. Marketing è organizzarsi per creare gruppi di lettori affezionati, che non vedono l’ora di leggere la prossima opera, che ti scrivono anche in privato per farti i complimenti perché magari non possono lasciare recensioni su Amazon. E il marketing va fatto perché il libro, alla fin fine, è comunque un prodotto da vendere. E se nessuno sa che l’hai scritto, nessuno lo comprerà.

 

GRAZIE ! 

 

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