Talento da vendere, Diego Pitea.

“Passaggio smarcante, si infila tra due avversari, tiro e rete!!! Gran Goal di Diego Pitea!”  
Ci piace immaginarlo così che esulta in modo composto con le braccia sollevata al cielo, Diego Pitea, il protagonista di oggi. 
Vi starete chiedendo ma non dovevamo parlare di libri? Avete ragione, ci arriviamo…
Calabrese, felicemente sposato con 3 figli ( cit: mollusco, nano e belva), qualche anno fa Diego ha dovuto mettere nel cassetto il sogno di diventare calciatore ma, aggiungiamo noi, magari il destino gli riserverà un altro genere di notorietà forse proprio con “L’ultimo rintocco”.

-Ciao Diego, nella tua biografia parli di un inizio di carriera nel mondo del calcio. Come mai non è andata?
È stata in parte colpa mia. Ero molto dotato tecnicamente, almeno questo dicevano i miei allenatori, ma anche molto emotivo. Prima di una partita spesso ero afflitto da una terribile forma d’ansia che poi, in partita, non mi permetteva di dare il meglio, di dimostrare tutto il mio valore. Ci ha messo lo zampino anche una parte di sfortuna, perché quando ero a Verona, nel momento in cui dovevo definitamente fare il salto di qualità, dovetti tornare a Reggio per questioni familiari. Per riuscire in qualsiasi campo ci vuole anche un pizzico di fortuna.
-Trovi affinità tra i sogni del  mondo del calcio e quelli di scrittore?
Sì, molte, in entrambi i casi si deve dare il meglio di se stessi per riuscire. Io li ho vissuti in epoche molto differenti. A questa età sono molto più maturo e riesco a gestire meglio le difficoltà, le delusioni. A 16 anni pensavo che non esistesse nulla al di fuori del calcio. Ricordo che non riuscivo a immaginare la mia esistenza, il mio futuro, se non come calciatore. Il dolore quando realizzai che il mio sogno non si sarebbe avverato fu tremendo. Adesso, sono molto più preparato a eventuali delusioni. La passione, però, con cui si affrontano entrambe le attività è sempre la stessa, a qualsiasi età.
-Raccontaci un po’ più di te. Oltre allo scrivere, cosa ti piace fare, o non fare? 
Diciamo che adesso, con tre figli, più che di cosa ti piace fare si dovrebbe parlare di cosa riesci a fare. Amo molto leggere e scrivere e un’altra mia grande passione è rappresentata dagli scacchi, seguo le partite su YouTube e mi diletto alcune volte nell’analisi di partite famose. Mi piacciono molto anche la Matematica, la Fisica e l’Astronomia. Faccio, inoltre, molto sport: calcio, running, body building e canoa su tutti.
-Nel 2012 e nel 2014 hai avuto dei riconoscimenti importanti. Cosa si prova?
Una gioia immensa, soprattutto perché la prima volta che arrivai in finale fu con il primo libro scritto e quindi da esordiente assoluto. Sapere che qualcuno ha letto il tuo libro e lo ha valutato come uno dei migliori gialli italiani di quell’anno, è una sensazione meravigliosa. Mi dette lo stimolo a continuare a scrivere.
-Guardando indietro nel tempo, quanto sei cresciuto professionalmente?
Moltissimo, come penso ogni scrittore, dal più sconosciuto fino a Follet e Grisham. Ogni tanto rileggo le prime bozze del primo libro e mi sembrano scritte da un estraneo, anche se già allora si intravedeva la mia mano. Indubbiamente, però, a partire da “L’ultimo rintocco” si è avuta un’evoluzione in meglio notevole, anche perché ho avuto la fortuna di essere affiancato da una editor molto professionale prima dell’uscita del libro. Un’esperienza che consiglio a tutti.
-Il tuo recente lavoro “ L’ultimo rintocco “ a quale genere di libro assomiglia?
Anche in altre interviste ho spiegato che i libri e film a cui mi sono sempre ispirato sono tre: “L’isola della paura” di Dennis Lehane, “Il collezionista di ossa” di Deaver e “Seven” con Brad Pitt e Morgan Freeman, anche se molti hanno intravisto delle rassomiglianze con i libri di Donato Carrisi. A me piacciono molto le ambientazioni cupe, le trame intricate e i personaggi misteriosi, per cui credo abbiano azzeccato.
- Il protagonista ( Richard Dale) scrivi che ti somiglia. Quindi sei scorbutico e amante di scacchi e astronomia? (sorrido)
Sì, purtroppo. Per gli scacchi e l’astronomia ho già detto, per il nervosismo, l’antipatia, l’essere scostante, ombroso basta chiedere a mia moglie e vi confermerà tutto. Richard Dale è anche affetto dalla sindrome di Asperger, per cui si porta dietro altri problemi, io... non so.
- Hai avuti a che fare con agenzie letterarie. Come ti sei trovato?
Sempre molto bene, anche se con fortune alterne. A mio avviso, quelle che ti permettono di trovare una casa editrice in grado di farti fare il salto di qualità sono poche e spesso non prendono in considerazione esordienti. Io ho avuto la fortuna di firmare un contratto con una delle più grandi agenzie letterarie italiane, ma, purtroppo, forse nascosto da nomi molto più altisonanti del mio, non ho avuto la fortuna che mi sarei aspettato. In ogni caso, quella dell’agente letterario è una figura, a mio avviso, fondamentale nel mercato editoriale odierno. Io sono sotto contratto con l’agenzia “Saper scrivere” e mi trovo benissimo.
-GoWare editore che supporto ti fornisce?
Purtroppo non si tratta di una casa editrice che può investire quanto vorrebbe sui propri scrittori. In ogni caso, è molto professionale e supporta lo scrittore dalla fase di editing fino a dopo l’uscita del libro. Secondo me il limite principale di una piccola casa editrice risiede nella distribuzione. Se non sei presente fisicamente con il libro in libreria è molto più difficile riuscire a vendere, anche se, a dire la verità, per adesso, non mi posso lamentare.
-A cosa stai lavorando adesso?
Al quinto libro della serie con protagonisti Richard Dale e il resto della banda. Sarà un libro molto lungo e molto complesso e tratterà un tema molto delicato. Per l’uscita bisognerà aspettare, però, un bel po’, prima vengono gli altri. Avrete molto da leggere, tranquilli.

Concludo con il ringraziare  te e write officina, una realtà che si sta facendo strada molto velocemente. Spero nascano sempre più realtà di questo tipo, che senza altri fini si propongono di dare visibilità a scrittori emergenti. Ce n’è sempre più bisogno.



 

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