Tiziana Lilò: Diario di un cervello in fuga (nel XXI secolo).

 


Una valigia sempre sotto il proprio letto, energia da vendere e l’immancabile compagnia di Luciano Ligabue come colonna sonora dei propri viaggi. Non la conosciamo bene, ma la immaginiamo così la nostra Tiziana Lilò, autrice del “Diario di un cervello in fuga” , giovane autrice di questo “compagno” di viaggio dei tanti giovani italiani ( e non solo) in cerca di altro, altrove, in questo XXI secolo.

-Ciao Tiziana, definisci il tuo lavoro un viaggio “tragicomico”, quanto è importante ridere o sorridere al giorno d’oggi?
Tantissimo!!! Difatti lo scopo del mio libro è proprio questo: far sorridere chi lo legge, sebbene venga affrontato un argomento delicato, e talvolta sofferente, quale essere quello dell’emigrazione. Io amo ridere e far ridere. Cerco sempre di ritagliarmi del tempo per questo, anche solo guardando qualche programma di “papere in tv”... giusto per tenere allenati i muscoli facciali e fa bene alla propria anima. E poi, fortunatamente ho una famiglia spiritosa, dove risate e battute capitano sovente, quindi è una caratteristica naturale.

 -“Diario di un cervello in fuga”: certi cervelli non sarebbe meglio lasciarli andare? 
Dipende da quello che uno desidera e dalla mission che ha nella propria vita. Quello di cui sono convinta è che non siamo fatti per restare entro certi “confini” fisici e mentali, o almeno, non tutti lo siamo. Quindi: libero sfogo alla voglia di partire ed espatriare! Perchè a mio avviso ci sono delle sensazioni, dei segni, delle entità razionalmente inconcepibili, che ti portano (per qualche stranissimo motivo) a fare delle scelte come quelle di andare a vivere lontano migliaia di chilometri dal luogo di nascita, da dove si è cresciuti. E quando capita la “magia” per chi ha la fortuna di viverla, una volta raggiunta la meta colui o colei si sente finalmente bene, finalmente felice. Ecco, quando capita questo sta a significare che è lì che dobbiamo vivere. E’ un po’ come l’amore: non c’è una spiegazione scientifica (anche se si è provato a dimostrare il contrario), capita e bisogna prenderne atto... e quello è il proprio destino.

 -Domanda seria: qual è il cuore, il messaggio del libro?
Credere sempre nei propri sogni, in quella vocina interiore che maledettamente non sta mai zitta e che continua a sussurrare  di fare quella scelta, anche se vuol dire andare controcorrente, rischiare molte porte in faccia e, purtroppo, facili delusioni. Si tenta e se si cade, ci si mette un cerotto e si punta a qualcos'altro. La vita è proprio questo: bisogna avere dei sogni, coltivarli e provare a realizzarli. Se poi accade il miracolo che il proprio sogno si rivela anche il proprio successo, meglio ancora! Per me è inconcepibile avere dei rimpianti per delle cose che non ho fatto... io la vita la devo vivere, devo sentire l’adrenalina scorrere nelle vene ed essere sempre pronta a nuove sfide, nuovi obiettivi, altrimenti qui cosa ci hanno messo a fare?

 -Come ti è nata l’ispirazione di questo lavoro?
Vivendo giorno per giorno le varie peripezie che ci siamo trovati ad affrontare, difatti inizialmente era nato come una sorta di “guida” necessaria a chi avesse voluto intraprendere la nostra stessa avventura. In questo libro troverete aneddoti di vita quotidiana, dalle problematiche per sottoscrivere un banalissimo contratto di luce e gas, alle preoccupazioni per la tassa sulla tv, agli stipendi guadagnati. Ma si parla anche dei luoghi caratteristici visitati, delle persone che ci hanno aiutato solo per il piacere di farlo, dell’importanza in una coppia di avere degli interessi comuni. Sono fatti di vita quotidiana, reale, che possono essere interessanti sia per chi ha quella mezza intenzione di partire, sia per chi quella intenzione non ce l’ha perché rafforza la propria convinzione “che nessun posto, è casa mia”.

 -Perché proprio l’Inghilterra come meta di questo viaggio?
Perché era una nazione facilmente raggiungibile da dove vivevamo. Era all’interno dell’Unione Europa quindi questo ci avrebbe fatto evitare scartoffie e pratiche burocratiche da dover affrontare pre-partenza. Inoltre l’obiettivo era quello di imparare fluentemente l’inglese per poi, un domani, trasferirsi in America. Ma cosa ancora più importante: noi lì avremmo avuto un “Aggancio”, ossia qualcuno della nostra zona che ci avrebbe aiutati (o almeno, questo è quello che noi credevamo).

 -La scelta delle canzoni di Ligabue come titoli ai capitoli. Ami Luciano o ciò che è scritto?
Sono una grandissima fan di Luciano Ligabue da quando una mia carissima amica al liceo, purtroppo scomparsa prematuramente, mi aveva fatto ascoltare delle canzoni. E da lì ho iniziato ad essere una sua fan anch'io. Mi piace come persona, per la sua umiltà e per i suoi valori. Le sue canzoni sono delle vere opere nelle quali mi ci ritrovo (a seconda dei momenti che sto attraversando nella vita). In Inghilterra, nelle giornate di sconforto, spesso ascoltavo Ligabue e mi rasserenavo oltre a ridarmi la carica di cui necessitavo per proseguire e affrontare alcune problematiche. Insomma, era la mia terapia anti-malinconia/anti-depressione.

 -Quale sensazione hai provato nel vedere la prima copia?
Considerato che il libro l’avevo nel cassetto da oltre 10 anni... direi una bellissima sensazione! Era comunque la dimostrazione tangibile che quel tempo in Inghilterra non era andato sprecato, che tutto sommato qualcosa di buono l’avevo fatto. Difatti sarò sempre grata alla mia casa editrice (PubME, collana I Read It/io Me Lo Leggo) che ha creduto in me e nel mio manoscritto.

 -Quale sensazione hai provato nel vendere…la prima copia? 
Sinceramente? La prima copia l’ho regalata! Come anche le successive trenta. Diciamo che “guadagnare” al momento non è la mia priorità. Come ho detto sopra, io sono già felice che un editore abbia ritenuto meritevole di pubblicazione la mia storia. Ora mi renderebbe stra-felice sapere che il libro faccia sorridere i lettori, come capita a me ogni qualvolta lo rileggo.

 -Scrivi per hobby o per un futuro da scrittrice?
Scrivo principalmente per hobby, anche se Diario di un cervello in fuga nel XXI secolo l’ho a iniziato a scrivere per “aiutare” i futuri emigrati... e forse anche per “elaborare” quanto stavamo affrontando. Scrivere questo diario di viaggio mi ha impegnata parecchio, considerato anche il fatto che si trattava del mio primo libro. Purtroppo al momento non ho tutto questo tempo a disposizione (negli ultimi anni sono stata parecchio impegnata con la ristrutturazione della mia casa e no, non abito al Duomo di Milano ;)) pertanto mi diletto nello scrivere poesie. Chissà, magari un domani potrei decidere seriamente di diventare una scrittrice dato che ancora non mi sento tale, bensì solo un’aspirante (scrittrice).

-Hai già in programma un altro viaggio?
Da turista: questo autunno un viaggio nell'entroterra del sud Italia. Da emigrata: al momento non ho nulla di sicuro in cantiere. Non escludo una nuova partenza ma questa volta dovrà essere con maggiori certezze. Non più solo “all'avventura”. Per me è comunque fondamentale avere sempre il passaporto in corso di validità. E per prendere un aereo sono sempre pronta.

-Spazio libero…scrivi ciò che vuoi…
Ci sarebbero tante cose che vorrei raccontarvi sul mio libro, ma lascio a voi scoprire i vari aneddoti di quella avventura. Sono convinta che vi ritroverete molto in alcune situazioni affrontate, perché è così che talvolta va la vita... un po’ per tutti. Ma il bello è proprio questo, perché a mio avviso ogni vita è straordinaria e vale la pena di essere raccontata. Parlando invece di me: al momento sono in piena fase promotion e questa è sicuramente un’altra parte fondamentale (che sto imparando sulla mia pelle) ma sebbene a volte sia faticoso (perché dopo nove ore di ufficio, una volta a casa avresti solo voglia di andare a dormire anziché metterti su internet per inviare ulteriori email a giornalisti, associazioni culturali, ecc. per far conoscere il tuo manoscritto -ebbene sì, per l’autore emergente questo è un passo obbligato-), il lato positivo è che sto conoscendo davvero tante belle persone. E questo è semplicemente fantastico!

x

Commenti