"Il mio tutto" di Chiara Zaccardi
Oggi il tema del nostro blog è molto serio. Non abbiamo la presunzione di discutere un argomento importante come l’omosessualità, ma proviamo a sfiorarlo grazie a Chiara Zaccardi e “Il mio tutto”.
Un romanzo toccante sull'accettazione della propria e dell’altrui diversità e sul difficile percorso che una simile scelta comporta.
- Presentati al nostro pubblico. Chi è Chiara?
Chiamatemi casino. Sarebbe un buon titolo per un nuovo romanzo, no? O un buon incipit, visto che Ismaele l’hanno già usato.
Da bambina ero introversa e diffidente, mi nascondevo dentro i libri perché li trovavo più rassicuranti, e spesso anche più interessanti, delle persone. Dimostravo meno anni della mia vera età e per farmi prendere in considerazione dai coetanei mi sentivo obbligata ad assecondarne o superarne le aspettative. Ci ho messo un po’ a imparare che meno problemi ti fai meno ne hai e che bisogna permettere agli altri di conoscerti e di farsi conoscere. Un genio, vero? Adesso va molto meglio: sono introversa, diffidente, pessimista, più vecchia e una vera pippa nelle presentazioni.
- In privato mi hai scritto che “adoro esplorare case abbandonate” perché? Cosa cerchi in
quei luoghi?
Niente di materiale. O meglio, un tesoro nascosto sarebbe una bella sorpresa, peccato che di solitoci siano solo cianfrusaglie. Delle case abbandonate mi affascina immaginare le vite che sono passate da lì e le parole nascoste che potrei trovare. Mi piacciono i graffiti, mi piacciono le pagine staccate da libri vecchi, mi piace qualsiasi scintilla pronta a creare una storia. Inoltre mi ricordano episodi felici della mia infanzia, quando ancora credevo che tutto potesse succedere e che non ci fossero limiti alle cose belle, se sapevi trovarle. Adesso sono più propensa a pensare che la bellezza più che trovarla bisogna riuscire a vederla.
- Ti senti più un vulcano in eruzione o un torrente di montagna?
Vorrei sentirmi così prorompente o così graziosa, ma la verità è che spesso mi sento come una spugna, che non affonda ma non galleggia. E non perché mi piaccia bere (cioè sì, anche se non così tanto), bensì perché ancora non ho raggiunto un equilibrio interiore tale da rendermi soddisfatta di me stessa.
- Cosa faresti se domani ti dicessero che Stephen King non è mai esistito?
Cercherei di capire se allora usciranno in eterno romanzi a suo nome, così non dovrei più preoccuparmi di centellinarli. Per il resto ho sentito di peggio, per esempio di libri creati da algoritmi matematici: un software assembla insieme delle parole su determinati argomenti creando pagine apprezzabili. Dovrei dirlo a Stephen, è uno spunto per un horror.
- Ti piace più leggere o scrivere?
Entrambe le cose sono irrinunciabili. Ed entrambe fanno bene alla mia salute mentale, in modi diversi: leggere è rilassante, mi permette di esplorare i mondi interi di cui sono fatte le persone, perché in ogni libro ci sono sensazioni, sentimenti e schegge che rappresentano parti di noi, anche quelle parti che non sappiamo di avere. Scrivere non è una scelta, è quello che sono. E’ più complicato, più faticoso e molto più personale.
Non avere niente da leggere mi fa venire l’ansia perché mi manca qualcosa di cui ho bisogno, ma evitare di scrivere è impossibile, non si può staccarsi da sé stessi.
- Un passo indietro: qual è la tua opera che reputi “migliore”?
Poco tempo fa stavo appunto spiegando a una mia amica quanto vorrei che più persone possibili conoscessero “Il mio tutto”, poiché lo reputo il romanzo migliore che abbia prodotto.
E lei mi ha stupito precisando: “E’ il migliore che hai scritto finora”. Quindi forse devo augurarmi che il capolavoro sarà sempre il prossimo. Però, appunto, a oggi credo sia questo il più riuscito.
- Oggi parliamo de “Il mio tutto”. Quanto è difficile oggi essere accettati?
E’ difficile proprio perché ancora resiste il concetto stesso di essere accettati, quando sarebbe meglio andare oltre. Una persona non dovrebbe essere accettata per ciò che è, al massimo dovrebbe essere conosciuta e compresa. Non si accetta il colore azzurro del cielo o la forma degli alberi, semplicemente sono così e non c’è altro da aggiungere, no? Lo stesso dovrebbe valere per gli esseri umani, spesso intrappolati in una rete appiccicosa di pregiudizi, luoghi comuni e scarsa informazione.
- Arriverà un giorno in cui saremo liberi di amare chi vogliamo?
Sì, oggi. La vita dovrebbe trascorrere con il minor numero di giorni tutti uguali ed essere invece una lunga scia di momenti incredibili, quindi è meglio aspettare il meno possibile per essere felici. Deve essere oggi anche il giorno in cui saremo liberi di essere chi vogliamo essere, senza vergogna e senza compromessi.
- Cosa hai provato nello scrivere questo libro?
Mi ci sono affezionata più che ai precedenti. Mentre lo scrivevo ero consapevole del fatto che non fosse perfetto - purtroppo niente lo è - però aveva qualcosa di buono e lo sentivo. In più all’interno ci sono tanti piccoli episodi e caratteristiche del mio vissuto, alcune delle quali addirittura inconsce, in cui chiunque si può rispecchiare.
- Parliamo di affari e di marketing: come va il tuo libro?
E’ uscito da poco, ancora non conosco il numero preciso di copie vendute, ma finora le recensioni ei pareri che ho ricevuto sono stati positivi, quindi spero lo saranno anche i risultati.
- Come lo promuovi? La CE ti aiuta in questo?
Sì, Bibliotheka è una casa editrice seria e competente, con un ottimo seguito di lettori, sempre pronta a darmi supporto. Stiamo cercando di coinvolgere il più possibile testate giornalistiche, blog social media per far conoscere “Il mio tutto” ad ampio raggio e ci auguriamo di poter organizzare presto anche presentazioni fisiche in libreria.
- A cosa stai lavorando?
Sono scaramantica soltanto sulla scrittura, non anticipo mai quello che faccio, anche perché mi è capitato più volte di cestinare centinaia di pagine, quindi prima della pubblicazione non c’è niente da dire.
- Il sogno nel cassetto?
I sogni non si dicono, si realizzano. E poi nei miei cassetti di solito c’è un sacco di roba in disordine, ma niente sogni: quelli sono appuntati in testa, così non li perdo.
- Affidiamo a te la conclusione, prego:
Per “Il mio tutto” ho ricevuto commenti e recensioni che iniziavano con: “Ho letto il tuo libro nonostante non sia il mio genere…”, e per genere si intendeva nello specifico la tematica gay di cui tratta il romanzo. Voglio ringraziare di cuore questi lettori per avermi dedicato il loro tempo e per avermi scritto il loro giudizio superando una barriera iniziale data dal gusto personale.
E vorrei pregare chi ha deciso di non leggerlo per lo stesso motivo di provarci comunque: il fatto che ci siano due ragazzi come protagonisti è sì un elemento del racconto, ma la storia tratta anche di
amicizia, di coraggio, di scelte da affrontare, del rapporto con i genitori e con la scuola, di prime esperienze, di sentimenti e di paure. Chiedo di leggerlo non perché in questo modo sarò ricca e felice (sì, anche per quello) ma soprattutto perché a me è capitato di avere bellissime sorprese da letture che a naso non mi ispiravano granché. Un libro può rivelarsi uguale a quel tizio che all'inizio non sopportavi e che poi è diventato il tuo migliore amico.
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