Quando l’arte ti viene a chiamare
Prima di scrivere qualche riga di presentazione dei nostri ospiti mi reco sul profilo facebook, sul sito internet, del protagonista. Oltre a un pizzico di curiosità per vedere chi avrò di fronte, sono spinto dall’esigenza di conoscere un po’ più da vicino l’interlocutore. Il rischio di porre domande banali è dietro l’angolo. In questo caso, fare domande ad Andrea De Angelis è stato piuttosto semplice. Ha la faccia dell’artista a tutto tondo, ha certamente il seme della fantasia.
Immergiamoci.
"Le storie e le atmosfere delle Terre di Asha sono “giunte a me” tempo addietro, da allora mi è sempre sembrato di stare trascrivendo racconti e avvenimenti accaduti altrove, in chissà quale tempo. Più scrivi, più ciò di cui parli può sembrarti vivido e tangibile. Quando ho cominciato a raccontare le storie degli Spiriti Selvaggi, venivo da diversi anni di Gioco di Ruolo dal vivo e da un periodo in cui dovevo dedicarmi a vari lavori per “sbarcare il lunario”. Uno stile di vita un po’ “di ventura” appunto, e forse qualcosa di questo c’è, nei romanzi."
- Quanto è difficile scrivere un fantasy?
"Dipende. Può essere molto facile o molto difficile, non c’è un solo tipo di Fantasy.
Puoi scrivere un autoconclusivo di duecento pagine e ritenerti soddisfatto. Forse un giorno anche io lo farò, ma non è questo il caso. Più scrivi e più ti addentri in un mondo che ti rendi conto può essere ricco di luci, ombre e sfumature nel mezzo; storie di personaggi che si intrecciano, circondati dalle fogge di culture millenarie in cui muovono i propri passi. Quando devi scrivere di un mondo e delle sue popolazioni, dirigendoti verso il raccontare avvenimenti che ne hanno segnato la storia, ti rendi conto che il lavoro può richiedere molta dedizione. Al momento, dopo molti anni, non sono sicuro di quanta strada manchi ancora da percorrere, ad esempio."
- Quanto è “ pericoloso” rischiare di omologarsi ai fantasy che vanno per la maggiore?
"In un certo senso, la questione non è troppo importante. Non è stata una scelta fatta a tavolino quella di raccontare di un mondo non tolkeniano, vale a dire non caratterizzato da creature ed elementi tipici della mitologia norrena. Come dicevo, le Terre di Asha sono molto diverse e le storie di queste terre sono giunte a me per essere raccontate così come erano. Personalmente, comunque, sono un fan del fantasy classico, ma, effettivamente, elfi, nani, e ora elementi erotici o plot tipicamente seriali, ovvero strutturati come un telefilm, sono divenuti una tendenza, che rispecchi, sì, determinati aspetti dell’essere umano… di facile approccio, forse?"
-Quanto ti “ appartiene” il libro? Ti rivedi nei protagonisti?
"Non saprei, nei romanzi c’è originalità, c’è qualcosa da dire, oltre a questo. Probabilmente, in un’altra vita, ho vissuto lì, cacciando draghi, guadagnandomi da vivere col sudore della fronte e col filo della lama. Per dire."
-Sei tu l’autore anche della copertina? Ti senti più scrittore o grafico? O musicista?
"Sì, sono l’autore della copertina. Per quanto mi riguarda, l’Arte viene spesso a chiamarmi e lo fa con le forme che gli pare, in un certo senso. Per cui, seguendo l’istinto, devo tirar fuori ciò che mi suggerisce, col mezzo che, volta per volta, mi suggerisce. Ora che ho espresso e descritto Le Terre di Asha in così tanti modi diversi, credo mi rimetterò a scrivere, a raccontare ciò che ancora c’è da raccontare. Mi sento scrittore e illustratore principalmente, il resto, musicista, grafico, comunque, sono modi in cui mi è necessario esprimermi."
-Quando è nato il progetto? Come lo promuovi? Perché il self?
"Ho cominciato a scrivere intorno al 2012; la prima edizione del romanzo risale al 2015 con la prima CE e poi nel 2017 con una seconda.
Dopo molti anni di tentativi, in cui ho speso molto tempo a cercare di capire come utilizzare al meglio i social networks (lo sviluppo e l’uscita del romanzo sono avvenute in contemporanea col “boom” di questi ultimi e con l’inizio della pubblicità massiva di prodotti di varie categorie tramite essi) ho impostato il lavoro in maniera abbastanza chiara; c’è il sito, dal quale si possono trarre tutte le informazioni necessarie. Su Facebook, l’attività principale a cui dedicarsi è quella dei gruppi dedicati ai libri e al fantasy. Per quanto riguarda gli altri social, per ognuno c’è un modo diverso in cui porsi, che varia anche dall’età media di chi li utilizza. Ogni volta che tiro fuori qualcosa, comunque, la diffondo in maniera mirata, “consona”, per ognuno di essi."
Ho avuto esperienza con CE, con agenti letterari, con editors… la scelta del self?
"Perché, a un certo punto, non scrivendo solo libri, mi sono reso conto che il tutto richiedeva un certo tipo di libertà “artistica” che enti esterni non potevano garantire. Non escludo nulla, gira tutto intorno alla necessità che ho di esprimermi in vari modi. Negli anni, ho preso contatti con molte realtà, dalle produzioni musicali, a quelle dei videogiochi, dei giochi da tavola, persino a quella del cinema. Ho avuto modo di capire come funziona, per certi versi, il “dietro le quinte”. Probabilmente, c’è ancora molta strada da fare anche in questo senso, prima che possa porre di nuovo il tutto come un “libro” per una CE."
- Hai altri progetti in mente?
"Sì, mi tengo informato sullo sviluppo di nuove tecnologie come la Virtual Production, ad esempio. Ma, ora, faccio il tutto avendo già espresso molto, per cui cerco di dare il giusto tempo allo scrivere. Gli Spiriti Selvaggi non è solo una serie di romanzi. È il progetto di una vita. È l’insieme di esperienze e conoscenza accumulate in anni di studi e lavoro, andanti a formare qualcosa di mai fatto prima. Anche, un po’, per dare un senso al tanto tempo passato dedicandosi all’arte e alle arti. Sto continuando a scrivere il ciclo de Gli Spiriti Selvaggi, ma in realtà ci sono molte altre storie dalle Terre di Asha di cui sono già “al corrente” e che vorrei avere il tempo di raccontare. Per cui, ne “Gli Spiriti Selvaggi” c’è molto di più di ciò che sembra, sappiatelo. Col tempo, avrete modo di scoprirlo."
A presto!
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