Signore e signori, Manuela Caracciolo.





Aiuto! Aiuto! Sul blog è comparsa un’intrusa. 
Notoriamente Giornidimaggio ospita scrittori emergenti, uomini e donne, ragazzi e ragazze alle prime armi, alla primissima pubblicazione, o quasi. 
Oggi ospitiamo una Big.  
Manuale Caracciolo, autrice del romanzo “Tutto ciò che il paradiso permette”, Cairo editore, nel 2018 ha vinto il prestigioso premio letterario Angelo Zanibelli per la narrativa inedita. 
Conosciamola più da vicino. 

-Ciao Manuela, parlaci prima un po’ di te. Presentati ai nostro lettori…
“L’amore per la scrittura è sbocciato verso i 13 anni, dopo aver letto numerosi romanzi di Stephen King. Aldilà del genere, King è sempre stato ciò che avrei voluto essere io: dopo aver terminato ognuno dei suoi romanzi provavo nostalgia. Per i personaggi, per la vicenda in sé. Come se un viaggio emozionante e suggestivo fosse terminato. E allora mi chiesi: Potrei io trasmettere la stessa sensazione in un lettore? E Da lì è nata la magia, anche se fin da bambina amavo le storie. Lette, ascoltate , viste al cinema o in tv. La sera rielaboravo le vicende e le personalizzavo nella mia mente e ciò mi proiettava in un mondo nuovo, solo mio. Questa per me è la magia della scrittura! Dal 2007 scrivo per giornali locali e per alcune testate americane come La Voce di New York e America24 (del Gruppo Il Sole 24 Ore). Curo la comunicazione di alcune realtà nell’ambito della cultura e dell’enogastronomia. Ho pubblicato nel 2017 il romanzo Quella notte a Merciful Street (Trenta Editore). 

-Ti va di  raccontare a tutti com’è andata la storia dell’insegnante del liceo che dubitato di te? 
Certo. Ho avuto nella mia adolescenza un ripensamento sul mio futuro da scrittrice.
Scrissi un racconto per un compito di italiano al liceo. Ero elettrizzata! La mia insegnante però mi riconsegno i fogli con il giudizio “Bello. Ma è tutta farina del tuo sacco?” . Rimasi talmente delusa che mi ripromisi che non avrei mai più scritto nulla. Ma dopo 12 anni ripresi in mano quel racconto e lo mandai ad un concorso letterario. Lo vinsi. Da allora non ho mai più smesso! La professoressa venne a conoscenza del mio risultato e mi scrisse una lettera, dove si scusava per non aver compreso la mia vocazione. Una grande conferma per la mia autostima!

-Che emozione hai provato nel vincere il premio Zanibelli del 2018? 
“Ovviamente,come accade spesso, non nutrivo grandi speranze. Ero a pochi giorni dalla partenza da Nyc per lavoro e una mattina mi arrivò una chiamata da Roma, che mi annunciava la vittoria e l’invito a partecipare alla cerimonia di premiazione a palazzo Farnese. I giorni però coincidevano con il mio viaggio…annullai tutto senza pensarci. Per quanto ami New York, quel riconoscimento aveva la priorità. Fui premiata da Gianni Letta  Presidente della Giuria.
 
-Qual è il tuo rapporto con la casa editrice?
“Molto buono, ho trovato subito in Rcs un team ben collaudato e molto disponibile. In breve ho avuto modo di collaborare a stretto contatto con gli editor, i grafici e Marco Garavaglia, vice presidente di Cairo, con cui si è creato un bel rapporto di amicizia. 

-Ci si monta un po’ la testa? 
“Non si ha il tempo. Ci sono troppo cose da fare per promuovere il libro come si deve, con l’aiuto dell’ufficio stampa, per contattare librerie, biblioteche, associazioni, festival letterari per organizzare presentazioni e la campagna stampa da lanciare su social e media…Ho pensato più volte di non essere pronta ad affrontare tutto questo, e l’emozione, la paura di non giocarmi bene questa grande occasione mi ha portato a combattere contro l’insicurezza e la timidezza, ma non ho mollato! Per me è stata una grande crescita personale, ho portato avanti qualcosa in cui credo e la mia testa era già proiettata verso qualcosa di nuovo…”

-“Tutto ciò che il paradiso permette” . Ce lo puoi descrivere? 
“Ci sono incontri che avvengono per puro caso o per sommo volere del destino, ma che comunque,  tanto inaspettatamente cambiano il corso di un’ intera vita.
Due esistenze diametralmente opposte si sfiorano per poi incrociarsi e annodarsi sullo sfondo di una Dublino degli anni novanta, brulicante di nuove tendenze artistiche.
 Essere famosi, affascinanti,  avere quasi trent’ anni ed Essere leader di una rock band è tutto ciò che Paul ha sempre desiderato, ma dopo qualche anno in vetta alla fama, il musicista si ritrova a fare i conti con il prezzo della celebrità tanto inseguita, lama a doppio taglio che sfregia la sua giovane vita. 
Ci sono eccessi, ricchezza, droga, alcool, donne e tutto quanto è spinto all'ennesima potenza, come il volume di una chitarra elettrica . Tutti elementi di un cocktail micidiale danneggiano la mente del ragazzo cresciuto in periferia .
 intorno a quel mondo dorato aleggia lo spettro sempre più minaccioso dell’HIV, una vera e propria epidemia ancora oggi non ancor debellata, che per anni ha mietuto vittime giovani.
Faccia a faccia con le sue paure e la sua crisi da palcoscenico , Paul  incontra una sognatrice seriale, Harrie, che senza volerlo inciampa in una fuga che porterà i due fuori dall’isola di smeraldo verso nuovi lidi , geografici ed emotivi”. 

-Se potessi tornare indietro, cambieresti qualcosa di questa storia? 
“Di solito quando termino una storia, una volta definito l’editing, tendo a non riprendere il testo. Penso che ciò che è rimasto su carta debba restare invariato,magari letto con occhi nuovi. Certo,non pensavo che il discorso di pandemia, virus, distanze sociali potesse tornare drammaticamente sulle pagine dei giornali con l’avvento del Corona virus…”.

-A cosa stai lavorando adesso?
“Un nuovo romanzo, del tutto diverso dagli altri sia come ambientazione, che come genere. Sono a metà della prima stesura. Vorrei riuscire a terminarlo entro fine anno e in primavera cominciare a proporlo. Durante il lockdown ho avuto un brutto arresto.Non della creatività, ma della scrittura in sé. Forse ero talmente scossa da ciò che stava succedendo intorno a me, che la realtà ha superato la fantasia. Ma ora ho ripreso con un ritmo accettabile. Scrivere è come allenare un muscolo, più ci si dedica a rafforzarlo ogni giorno, più sarà facile proseguire con forza ed efficacia”.

-Scrivi per passione o scrivi per diventare qualcuno?
“Scrivo Per legittima difesa. Nei libri trovavo un mondo magico che poi spariva non appena terminata la lettura. Sentivo di aver compiuto un viaggio, di aver avuto degli amici intimi ed ero nostalgica in quei momenti. Così mi sono chiesta se anche io potessi inventare una storia che lasciasse lo stesso velo di malinconia in chi l’avesse letta. Quindi mi sforzo di scrivere per gli altri ciò che io vorrei leggere”.

-Il sogno nel cassetto più grande che hai? 
“Poter continuare e ampliare le mie collaborazioni lavorative con New York, trascorrere lì più tempo possibile.E’ il luogo che più mi appartiene e rappresenta,comprese le contraddizioni. Poi, ovviamente, vivere della mia scrittura!”

-Spazio aperto ( scrivi ciò che ti passa per la testa). 
“Non ho avuto scelta, la scrittura fa parte di me. Ho avuto coraggio, quello sì. Più che altro fortuna e ostinazione..quasi ossessione direi! Volevo scrivere e pubblicare, poter condividere le mie storie e coinvolgere le persone nelle mie storie,per regalare loro un’emozione, un ricordo o anche solo un momento piacevole. Questo è ciò che mi ha spinto a provare e riprovare, dalla stesura alla ricerca di un editore, alla promozione. E consiglio a tutti di provare a fare ciò che davvero desideriamo e ci fa stare bene, senza paura!”

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