Una perla di saggezza...

 


Un’intervista che si concluderà con una perla di saggezza che inizia con una bella storia d’amore, in  questo, spero, piacevole botta e risposta con la protagonista di oggi, Ivana Tomasetti. 
Ricerca storica, passione per la scrittura, c’è il meglio all'interno dei lavori della nostra scrittrice. Andiamo a conoscerla da vicino. Buona lettura.


-Ciao Ivana, parlaci prima un po’ di te. Cosa ci fa una Trentina in Lombardia?
Era il dicembre del 1971, non avevo ancora 20 anni e una serata vuota tutta da organizzare. Per fortuna arriva la chiamata di un’amica. Che fai a Capodanno? Cercava compagnia per un viaggio in montagna. Ai tempi esistevano in valle di Non i magazzini per la frutta, ogni paese ne aveva uno, un luogo che quando non era occupato dalle casse di mele, diventava opportunità di aggregazione, si mangiava, si ballava e si chiacchierava. Mi si avvicinò un ragazzo. Vuoi ballare? Non era della valle, veniva da Milano, in valle solo la casa delle vacanze. Era il destino… Dopo sposati vivemmo sei anni in valle di Non e nacque nostro figlio. Ci trasferimmo a Lodi per inseguire opportunità di lavoro e ora siamo qui, a San Martino, una casa in campagna.

-La passione per la storia: quanto è importante oggi conoscere la storia e quanto rischia la nostra società a ignorarla?
La passione per la storia mi porta a studiare i dettagli che il libro di scuola non ci narra, nella fretta di essere un compendio di avvenimenti ed abbracciare tutto. È anche giusto che sia così, l’approfondimento arriva dopo, quando la mente vuole scavare nel tempo ricercando sentimenti ed emozioni, che rendono i personaggi simili a noi stessi. A mio parere la nostra società non ignora lo studio storico, lo racconta come l’opportunità del momento politico o sociale suggerisce, tralasciando e “dimenticando” dettagli poco opportuni, che risveglierebbero sofferenze che, secondo giudizio di altri, è meglio non conoscere. Questo modo di “edulcorare” i fatti non permette un giudizio equo, diventa una sorta di manipolazione talvolta pericolosa Dobbiamo ricordare che le guerre sono sempre descritte da chi ha vinto e in tal modo molte vittime sono state dimenticate.

-Il tuo primo lavoro “Identità alla sbarra”, una serie di intrecci di vicende e di identità. Ce la puoi raccontare?
L’idea di raccontare la vicenda di Teresinha Gomes, una donna di Madeira realmente vissuta, mi è arrivata dopo la lettura del libro di Donna Cross, La papessa. La fascinazione del travestimento e dell’inganno da parte di esponenti del sesso femminile, ha percorso la storia e una di queste donne fu proprio Teresa che visse per diciotto anni sotto le vesti di uomo, senza che nessuno la scoprisse. Nel libro racconto la sua infanzia a Madeira, la sua fuga d’amore a Lisbona rincorrendo un ragazzo che la tradirà, le vicende che la vedono coinvolta nella Rivoluzione dei Garofani del 1974, infine il suo travestimento dopo il Carnevale, che le permetteva di essere un personaggio importante, un generale, a cui tutti si rivolgevano per ottenere favori e che maneggiava denaro in quantità considerevoli. Infine viene scoperta e… in fondo al testo unisco le date degli avvenimenti storici.

-Il tuo ultimo lavoro “Welschtiroler”, una famiglia trentina durante la grande guerra. Una storia vera?
Nel romanzo, la figura del piccolo Giuseppe ricorda quella di mio padre, realmente vissuto nel campo-profughi di Braunau, in Alta Austria, quando era piccolo. È stato il dramma di molte famiglie trentine che allo scoppio della prima guerra mondiale abitavano sul confine austro–ungarico con l’Italia e che sono state allontanate dalle loro case a causa del conflitto. In parallelo racconto l’esperienza del padre, soldato in Galizia, che fu fatto prigioniero dai Russi e, dopo un viaggio lunghissimo sulla ferrovia transiberiana nell’inverno russo della rivoluzione bolscevica, tra battaglie e gelo, tornerà a casa solo a guerra finita, nel 1920, anche questo un avvenimento realmente accaduto.

-Ci sono parti in comune tra i due lavori?
Potrei dire di no, ma la mano e la mente sono le stesse, pertanto le figure femminili hanno forse una vena che le accomuna, nella sottomissione che diventa poi ribellione: Teresa diventa un uomo, Sara protesta alzando la voce, facendosi chiamare “pazza” dai sorveglianti del campo, per ottenere ciò che le serve per il figlio.

-L’ultima opera, quanto ha di saggistica e quanto di romanzo?
Se per saggistica intendiamo la riflessione sulla conoscenza dei fatti, sui caratteri dei personaggi, ma anche delle sofferenze, direi molto, il romanzo serve solo a far conoscere gli avvenimenti con la leggerezza di una narrazione che si possa leggere facendo parte della storia stessa, restandone coinvolti, cosa che non avviene nella lettura di un saggio.

-A cosa stai lavorando adesso? Parallelamente fai anche delle ricerche non finalizzate alla pubblicazione?
Ho appena terminato la storia di un legionario romano che si trova in Gallia al seguito di Cesare e poi… Anche qui fatti realmente accaduti, ma la figura del protagonista è inventata. In questi giorni mi sto guardando in giro per trovare un’altra storia, sempre di carattere storico. La pubblicazione avviene quasi per caso. Invio i manoscritti a editori e qualcuno risponde. La mia scrittura è un bisogno personale.

-Torni spesso in Trentino?
Il Trentino è la mia patria lontana. Ogni anno torniamo per le vacanze, abbiamo vissuto i cambiamenti del territorio e gli sviluppi del turismo e della città di Trento, che, se mi è consentito, è diventata un giardino. Non rimpiango le scelte che ho fatto, perché le ho fatte per amore, ma ad ogni ritorno il cuore si allarga.

-Spazio aperto per dediche, messaggi, o ciò che vuoi…
Vorrei ricordare a tutti che l’età della pensione può riservare molte sorprese…

 


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