Stefania Chiappalupi : "L'usignolo e occhi di cielo"

 


Poetessa o scrittrici di romanzi? Più romana (città natale) o piemontese (vive ad Alessandria)? 
Bel dilemma. Una certezza però c’è: innamorata persa delle canzoni di Renato Zero. 
Stefania Chiappalupi, la protagonista dell’intervista di oggi ama scrivere e morirebbe dalla voglia di conoscere da vicino l’artista romano e magari, un giorno, regalargli una sua poesia.  

-Ciao Stefania, partirei dall'inizio, dal tuo esordio come scrittrice di poesie. Come nasce una poesia? Nasce da un sentimento? Da un luogo?
Ciao Massimo, innanzitutto grazie per l’ospitalità nel tuo blog. A mio avviso la poesia può nascere in qualunque momento e in qualsiasi luogo ma dietro si cela sempre un’emozione profonda o un forte sentimento. La prima volta che scrissi una poesia ero molto giovane e lo feci dopo aver assistito ad un concerto di Renato Zero. Trovarmi di fronte a quell’uomo cosi diverso dai canoni del periodo suscitò in me una grande emozione.

-Qual è la tua poesia che ritieni più bella, che ti appartiene di più?
Sono molte le poesie che mi appartengono di più, ma quella che preferisco è la lirica con cui ho raggiunto il secondo posto al Festival della poesia di Gabicce mare nel 2019. La poesia dal titolo “Un giorno verrò” è dedicata a mio nonno, disperso durante la seconda guerra mondiale al largo di Cefalonia.

-Sei passata alla narrativa. Quali differenze trovi nello scrivere questi due generi così diversi per tanti aspetti?
Innanzi tutto mi piacerebbe precisare che considero “La voce del cuore”  la poesia. Nella poesia non c’è nulla d’inventato, ogni singola parola fa parte di noi, di un sentimento sudato e scaturito dal profondo dell’anima. Scrivere un romanzo è completamente diverso, direi quasi rilassante. Durante la stesura di una romanzo puoi spaziare come vuoi, lavorare di fantasia, viaggiare. Infatti io dico sempre che scrivere è come partire per un viaggio verso l’infinito. Sai quando parti ma non sai né dove né quando arrivi.

-“L’usignolo e occhi di cielo” è tratto da una storia vera. Perché questa scelta? Quella storia?
Come prima cosa vorrei dire che questo romanzo è un omaggio a tutte le vittime della seconda guerra mondiale. Mia mamma è orfana di guerra e dalla sua storia ho tratto informazioni ed ispirazioni, inoltre ero a conoscenza di avvenimenti realmente accaduti in quell'epoca, raccontati dalla mia nonna materna e mi sembrava giusto portarli alla luce, con la speranza di donare al lettore pagine di storia inedite.

-Quanto c’è di Stefania nella protagonista del romanzo?
Sinceramente molto poco. Caterina, la protagonista, è una ragazza dedita all'ubbidienza, abituata a vivere con i piedi per terra. Mentre io sono un’emerita sognatrice. L’unica cosa che ci lega realmente è una fede profonda che abbiamo entrambe.

-Sei soddisfatta di questo lavoro?
Da bambina sognavo di fare la poetessa e lo sogno ancora. Spero vivamente di raggiungere tanti obiettivi nell'ambito della scrittura. Solo allora potrò dire di essere soddisfatta.

-Sei stata supportata dalla Casa editrice?
Mi hanno aiutata a farmi conoscere attraverso i social, interviste radiofoniche e vari blog.
Se adesso sono qui a raccontarmi nel tuo blog è merito loro.

-Domanda venale: come vanno le vendite? Ti sei posta degli obiettivi?
Purtroppo non sono quelle che mi aspettavo. I miei obiettivi vanno molto oltre e forse è giusto che sia così. Bisogna sempre puntare al massimo per ottenere un risultato discreto.

-Prossimo lavoro? E’ impossibile che tu possa riprendere quel libro “ abbandonato” nel cassetto?
In questo strano periodo, così mi piace definire il momento che stiamo vivendo, sto scrivendo molte poesie. Forse perché il mio cuore ha bisogno di parlare e scrivere è l’unico modo per farlo. Magari in un prossimo futuro potrei pensare di realizzare una raccolta di poesie, cosa che al momento non ho mai fatto. Non pongo mai nessun limite alla scrittura, ma pensare di riprendere il libro abbandonato nel cassetto lo vedo poco probabile. Ho provato a rileggerlo ma non lo sento più mio.
Sembra come se non fossi io l’autore di quelle pagine. E’ una scrittura piacevole, fresca ma completamente lontana dal mio attuale modo di scrivere.

-Spazio aperto: scrivi pure ciò che vuoi.
Mi piacerebbe che in molti leggessero il mio romanzo “L’usignolo e occhi di cielo”, in quanto nella drammaticità delle vicende trattate, il libro cela un messaggio di speranza e soprattutto spero che venga letto dai giovani, perché a mio avviso la storia non può essere dimenticata. Perché solo dagli errori del passato possiamo correggere il nostro futuro.
Aggiungerei una chiosa: se caso mai Renato dovesse leggere questo blog… chiamami che facciamo una sorpresa alla nostra amica. :)
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