All'ombra del Vesuvio con Adelaide Camillo

 


Oggi il nostro viaggio rivolto a scovare scrittori emergenti si ferma a Napoli. Nella bella Napoli. Siamo in compagnia di Adelaide Camillo e in questo incontro virtuale, immaginiamo che quest’intervista si svolga a due passi dal mare, con il sole che ci riscalda il viso e sua maestà il Vesuvio che ci guarda da lontano. 
Adelaide Camillo ama tante cose e crede fortemente nei valori veri della vita, ma conserva uno spirito libero che con la scrittura trova la sua dimensione e la sua essenza.
Adelaide scrive da sempre. Ha già nel proprio archivio diverse pubblicazioni è in procinto di presentare un’altra novità. Facciamoci raccontare tutto da lei, ma abbassiamo la voce, il Vesuvio potrebbe svegliarsi…

 

-Ciao Adelaide, originale come nome, non proprio partenopeo. Per caso ai tuoi piaceva un cartone animato? (sorrido)
Ciao caro Massimo. In effetti il mio nome non ha origini partenopee più che altro tedesche, Adelaide significa " nobile e chiara". Le mie nonne si chiamavano cosi. La mamma di mio padre Napoletana doc, si chiamava Adele e la mamma di mia madre italo americana Adelaide, hanno pensato di omaggiarle cosi facendomi festeggiare l'onomastico due volte l'anno.

-Compimenti per la produzione libraria. Quando hai iniziato? Come mai hai iniziato?
Grazie Massimo. Allora scrivo da quando ho imparato a scrivere, ma non ho mai pensato di pubblicare nulla, non pensavo di poter mai pubblicare nulla, poi nel 2018 grazie ad un amica ho conosciuto la Pavedizioni, una casa editrice non a pagamento a cui ho trovato il coraggio di mandare il mio primo manoscritto che è il giallo "l’ispettore D’Amato 26 luglio 1968" da li grazie ad Aurora Di Giuseppe una delle editrici della Pav edizioni  ho iniziato a pubblicare.

-Quanto sei cambiata, maturata, migliorata, dal primo racconto fino a oggi?
Tanto, veramente tanto! sia come genere letterario ,sia come modo di scrivere. Diciamo che Aurora Di Giuseppe mi ha aiutato tanto dandomi la possibilità di scrivere cose più forti e più vicine alle mia sensibilità, toccando un tema molto tristemente attuale come la violenza di genere. Ho iniziato a documentarmi su donne vittime di femminicidio e a conoscere realtà molto lontane dalla mia ,ma che sento comunque molto vicine e di cui scrivo per il semplice fatto che vorrei non si dimenticassero mai. Denunciare anche attraverso la scrittura storie di donne che hanno avuto la sfortuna di incontrare l'uomo sbagliato per me sta diventando quasi una missione.

-Con te che sei una veterana possiamo anche fare il raffronto tra self e Casa editrice. Cosa ci dici in merito? Qual è il tuo punto di vista sull'editoria in Italia?
Veterana per età sicuramente! Per esperienza personale posso raccontarmi i miei ultimi anni da autrice. Allora non tifo per il self, io penso sempre che è più opportuno farsi accompagnare da una casa editrice seria e motivata, che abbia realmente a cuore l'autore che inizia a muovere i primi passi. Molte come la Pav edizioni, non sono a pagamento e non hanno vincoli, ma molte altre case editrici invece si danno da fare a spellare soldi e sinceramente non ti so neanche dire se e giusto o sbagliato farsi pagare per pubblicare, dal momento che i costi di pubblicazione di un libro sono alti e non sempre le case editrici trovano riscontro con i giovani autori che sono letteralmente sconosciuti. Abbraccio la filosofia di una casa editrice che lavora per passione e non con scopo di lucro ma effettivamente puntare su un emergente è una vera scommessa. Da questo punto di vista noi autori emergenti dovremmo essere grati a chi ci pubblica senza chiedere soldi, ma anche qui spesso sbagliamo pretendo molto di più di quello che ci viene dato. Spesso siamo presuntuosi tocca ammetterlo.

-Ti definisci ancora una scrittrice emergente? Oppure dopo i tuoi lavori puoi scegliere un altro aggettivo?
Sei emergente fino a quando un perfetto sconosciuto compra e legge il tuo libro, ispirato solo dalla trama o dalla cover o da qualsiasi cosa che no sia il fatto che conosce te come persona. come gli amici e i parenti. Quindi fino a quando non incontro qualcuno per strada, alla fermata dell'autobus, dal medico ovunque che ha il mio libro in mano sarò sempre un emergente ,almeno per me è cosi

-E’ giusto che un emergente “ sogni” di diventare il nuovo Ken Follet? Oppure è meglio rimanere cosi i piedi per terra e accontentarsi della soddisfazione di pubblicare?
Giusto sognare rimanendo con i piedi per terra. I sogni aiutano a vivere, spesso sono il motore delle nostre giornate, la motivazione che ti fa alzare al mattino. Si deve sognare, ma per esperienza personale dico che non basta... Si sogna e si agisce, passo dopo passo.. Pubblicare non vuol dire essere arrivato, ma vuol dire iniziare un nuovo percorso ricco di soddisfazioni e anche di amarezze, solo che prima di pubblicare il tuo sogno era solo il testa e viaggiava con te, dopo è li , è reale, lo tocchi, lo annusi e viaggia con te in tasca o in borsa è concreto. Solo questo dovrebbe essere motivo di orgoglio e il motore verso nuove tappe e non motivo di presunzione.

-Domanda consequenziale: si può vivere di scrittura?
NO! per vivere lavoro come assistente familiare e la scrittura è una mia passione, ma credo che anche i nomi illustri vivono di altro e non di scrittura, anche perché non molti amano leggere o acquistare libri, soprattutto negli ultimi anni dove la tecnologia ha preso il sopravento su tutto ormai.

- “L’Ispettore D’Amato 26 Luglio 1968”. Ci descrivi la trama?
Hai scelto il mio lavoro d'esordio, grazie di cuore! L' ispettore D'Amato, è un napoletano Doc che si trova a dover affrontare un rapimento di una bambina nel giorno di Sant'Anna il 26 luglio, appunto. Da lì, con il corso delle indagini, le cose che saltano fuori sono tante , addirittura si narra di una tragica vicenda familiare accaduta ben cinquant'anni prima e che ha molto a che veder con il rapimento di questa piccola bambina e con l'ispettore D'Amato in persona…ma ovviamente non vi dico niente di più! leggetelo e scoprirete cosa hanno a che fare due vicende cosi lontane nel tempo fra loro .

-Che progetti ha Adelaide da “grande”?
Scrivere fino a che Dio vuole....

-Spazio aperto ( scrivi ciò che vuoi)
Oltre che a ringraziare la Pav edizioni e la PlaceBook Publishing per aver creduto in me aiutandomi a realizzare i miei progetti editoriali. Io vorrei fare un appello a chi ama la lettura, e soprattutto una buona lettura... fate un giro su internet, in libreria ovunque vi viene voglia ma cercate di leggere autori emergenti. Noi siamo come voi lettori, ci mischiamo nella folla, ma abbiamo creduto in qualcosa che spesso sembrava più grande di noi. Come chi ama la danza, lo sport, il teatro. I tanti amiamo scrivere e in molti siamo proprio bravi. Ecco…cercateci e dateci fiducia, sono sicura che i nostri lavori vi piaceranno molto e che voi lettori sarete felici di leggerci come noi saremo felici di esservi piaciuti.

Grazie Massimo per la bella intervista e grazie a tutti voi per aver passato un po' di tempo con me. baci


Commenti

  1. Caro massimo grazie mille per questa belissima intervista. Un bacio da me e dalla mia bellissima Napoli

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