Graffi...

Per una precisa scelta da quando è nato questo blog, si è cercato, attraverso le varie interviste, di evitare domande banali o scontate, soffermandosi in primis sull'autore, cercando di raccontare storie e aneddoti della propria vita senza tralasciare l’opera proposta. Oggi, forse, siamo andati oltre, forse siamo usciti fuori traccia.
Nella sua presentazione Francesca Rizzo mi ha stimolato molto nell'approfondire alcuni aspetti del suo lavoro “ Dai Graffi del cuore nascono parole” . Parole profonde, disegni, un’unione costruita a regola d’arte da chi fa l’architetto nella vita ma lo è anche nell'anima. Ne sono scaturite tante domande, non sempre attinenti al libro, ma spero facciano emergere la grande sensibilità che io ho percepito. 
Buona lettura.

 -Ciao Francesca, cosa stai costruendo oggi per il tuo futuro?
Sembra paradossale parlare di costruzione in un periodo in cui sta crollando ogni piccola certezza e ogni infrastruttura che ci apparteneva si sta sgretolando davanti ai nostri occhi. Eppure vi confesso, che proprio da queste macerie soprattutto emotive che mi circondano, io in questo periodo sto ricostruendo me stessa, la mia consapevolezza e la mia interezza, proprio come una fenice che rinasce dalle ceneri. E sono convinta che quando tutto sarà finito, il mondo mi apparirà diverso soprattutto perché sarò io ad essere cambiata.

-Ti definisci empatica, trasparente e visionaria. Tutto questo può provocare graffi?
Sono la regina dei graffi, e queste caratteristiche, che hanno sicuramente un loro risvolto affascinante e positivo, sono assolutamente e principalmente segno di assoluta esposizione alla vita e conseguentemente predisposizione ad essere graffiata in continuazione. Ma se la vita non ti graffia come puoi dire di averla vissuta? Ogni graffio è un segno che racconta la mia storia e, chi di graffi ne ha pochi perché ha scelto di nascondersi, che storia può avere da raccontare? In caso volessimo girare il senso della domanda… la risposta è sempre la stessa, sono la regina dei graffi e quando ne lascio uno il segno rimane e per parecchio tempo :-P

-Come definiresti la tua opera? Scegli uno o più aggettivi che la qualifichino.
Vediamo… VERA, SINCERA, INTENSA, IRRIVERENTE, FORTE, DISARMANTE, PROVOCATORIA… MA ESSENZIALMENTE SEMPLICE

-Quali graffi abbiamo maggiormente sui nostri cuori? Graffi d’amore? Delusioni di amici? Insoddisfazioni professionali?
Personalmente non credo si possa stilare una classifica comune, perché i graffi di ognuno di noi sono un po’ come il DNA del nostro cuore e ci rendono unici e riconoscibili. Dipende molto dal vissuto che ci siamo concessi, dall'importanza che diamo ai rapporti e ai sentimenti, da quanto sappiamo amare noi stessi… la sola cosa certa è che tutti abbiamo dei graffi e che, indipendentemente dalla causa che li ha provocati, fino a quando non troveremo il coraggio di guardarli e di liberare quello che racchiudono, queste sensazioni potranno solo intossicarci.

-Da tutti i graffi escono parole?
Assolutamente sì! Ma solo ed esclusivamente se lasciamo che si aprano e siamo pronti ad ascoltare quello che sapranno raccontarci; in caso contrario le parole che racchiudono continueranno a spingere per uscire provocandoci solo inevitabile malessere. La verità, lo so, spesso fa male, e anche tanto, ma sono anche convinta che, solamente conoscendola e affrontandola, si possa imparare ad accettarla e a superarla.

-Può accadere che dalle parole escano graffi?
Direi che certe parole sono così affilate che lasciano sicuramente segni profondi e indelebili. Ma, i graffi che escono dalle parole, sono probabilmente, anche quelli che si cicatrizzano più velocemente, se alle parole impariamo a dare il giusto peso. Credo si debba sempre contestualizzarle e, soprattutto, dargli valore e peso legandole a chi le ha usate per graffiarci.

-Questi graffi aiutano a crescere a vivere o condizionano la nostra vita?
Questi graffi, tutti i graffi che collezioniamo nel corso delle nostre vite, le condizionano inevitabilmente… spesso basta guardarli per essere suggestionati dal ricordo di ciò che li ha causati che, di conseguenza, ci porta ad alzare muri e barriere. Questo potrebbe sembrare un bene, se lo vogliamo leggere come un sistema di difesa ma, e sottolineo ma, davvero vogliamo vivere le nostre vite evitando quello che ci fa paura e che ci ha feriti? Davvero vogliamo convincerci che situazioni e persone che ci riportano a ricordi passati saranno altrettanto negativi senza nemmeno dargli una possibilità? Certo, magari anche peggio! Ma io non amo il condizionale, proprio per niente! Non amo vivere di rimpianti e subordinata ad ipotesi e supposizioni, soprattutto non voglio vivere fuggendo e nascondendomi; la vita va cavalcata e sperimentata con tutti i rischi che comporta se vuoi avere un bagaglio che straripi di esperienze e di ricordi. Mi pare lampante, pertanto, che dal mio punto di vista i graffi aiutino a crescere e ci insegnino a vivere e a strutturarci, ovviamente se, oltre a riuscire a collezionarli, impariamo anche a guardarli, ad affrontarli e lasciamo che si aprano per liberarci dalle sofferenze e dalle suggestioni che racchiudono.

-Cosi ti piace di più scrivere o disegnare?
Se parliamo della mia professione, sono architetto, la risposte è facile, sicuramente preferisco disegnare e progettare piuttosto che scrivere relazioni e predisporre documentazione. Se invece parliamo della mia vita privata e del mio lato artistoide (perché a quanto pare un po’so sia scrivere che disegnare), sinceramente non saprei rispondere. In primis perché non so scegliere, ma fondamentalmente perché solitamente non mi viene concesso di scegliere se e quando creare ed esprimermi in un modo piuttosto che nell’altro; è tutta una questione di ispirazione credo, è il famoso estro che decide per te e tu, come posseduto da una presenza impalpabile, ti metti al suo servizio.

-Cosa ti emoziona di più un bel disegno o una frase profonda?
Mi emoziona sempre ogni forma d’arte, ogni cosa che sappia comunicare e mi trasmetta un messaggio, che sia un disegno o qualsiasi forma d’arte figurativa, piuttosto che una parola o una frase tra le pagine di un libro, tra le strofe di una canzone o semplicemente scritta su un muro o anche solo raccontata. Mi emoziona davvero tutto della vita, ogni piccola cosa credo abbia un gran potere emozionale, se e quando si ha una particolare apertura a lasciarsi toccare.

-Cosa dice chi ha visto il tuo lavoro?
Che il mio lavoro sono IO! E questo mi piace da impazzire perché è assolutamente vero… c’è tanto, tutto di me, in ogni parola e in ogni segno grafico, nell’idea, nel progetto, nella realizzazione. Chi per ora lo ha visto ha molto apprezzato lo stile particolare e bizzarro dei disegni che sono stati realizzati con Autocad, il programma che utilizzo per la mia professione, e li ha trovati molto di impatto, dalla grafica apparentemente semplice ma comunicativi e ‘graffianti’. Per quanto concerne la parte scritta e i versi, mi hanno definita irriverente, intensa, profonda, vera e sincera, capace di comunicare in modo forte e ‘graffiante’ realtà, sofferenza, ma soprattutto una gran resilienza. Credo la cosa che è piaciuta di più sia proprio il connubio tra le due forme espressive e la mia scelta di provare a raccontare con disegni e parole, dando loro lo stesso peso e la stesso spazio.

 -Stai già lavorando alla tua prossima opera?
La parola opera mi fa sorridere, non riesco assolutamente a legarla alla mia persona, le opere per me sono altre. Continuo a scrivere, quando capita e quando ne ho bisogno, non so se ne scaturirà un nuovo progetto o meno in futuro, ma sinceramente non è mai stato il mio obiettivo primario; io scrivo per esigenza e per imparare a conoscermi, è la prima volta che ho trovato il coraggio e il desiderio di condividere qualcosa… avevo voglia di abbracciare e di essere abbracciata da chi mi avrebbe letta, in un momento in cui il nostro mondo ha messo tante distanze. Magari continuerò ad aver voglia di farlo… ancora ;-)

-Scrivi ciò che vuoi…senza graffiare mi raccomando (sorrido)                   
Ecco, il tema libero tanto amato da tutti, mi ha sempre messa in crisi! Voglio solo abbracciare tutti, perché in questo periodo gli abbracci mi mancano da morire, e, condividere il mio progetto e tanto di me mi è sembrato il solo modo per riuscire a farlo. Spero le mie parole e i miei disegni vi sapranno toccare! Se qualcuno deciderà di leggermi, vorrei sapesse che ho deciso di espormi in prima linea per dare l’esempio, sperando che anche chi avrà voglia di fare con me questo viaggio interiore troverà il desiderio e il coraggio di provare a liberare i propri graffi. Io vi auguro di cuore, come è successo a me, di ritrovarvi, riprendervi per mano e capire che… quello che spesso continuiamo a cercare altrove o in chi incontriamo, quello di cui davvero abbiamo bisogno, è solo e solamente dentro di noi.

 

 


 

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