Cronache dal mondo perduto

Orgogliosa della sua terra, orgogliosa della sua Calabria, la protagonista di oggi è Valeria Chiaradia, che dalla punta del nostro splendido stivale, ci conduce nel suo mondo fantastico diviso tra Terra vecchia e Terra nuova.
“Cronache dal mondo perduto” ha già all'attivo due pubblicazioni “I doni delle fate” e “La barriera incantata”. Entriamo in questo mondo fatato e facciamoci guidare direttamente dal lei.
Buona lettura con Valeria Chiaradia.

 -Valeria come si vive oggi in Calabria?
Sono calabra di nascita (anche se non si direbbe, viste le mie “forti contaminazioni normanne” (cit. Aldo Baglio) e posso ben dire che io, in Calabria, ci vivo bene. Da adolescente, coltivavo in me sogni di evasione dal mio paese natio. Poi, al termine dell’Università, ho conosciuto mio marito, originario del Lazio, insieme al quale ho riflettuto sulla fortuna di abitare in un paesino di montagna, a pochi passi dal mare. Abbiamo deciso di rimanere e dunque…eccomi qua, per nulla pentita della mia scelta, anche se in Calabria ci sono da sempre, purtroppo, grossi problemi.

-Quando è nata la passione per la scrittura? 
Per quello che posso ricordare, sono da sempre appassionata di scrittura, nata insieme alla mia passione per la lettura. Da bambina, oltre a divorare libri e riviste, tenevo dei diari e scrivevo anche storie e poesie, niente che ritenessi degno di essere pubblicato, ma mi piaceva farlo, mi sentivo bene.

 -Come mai il genere fantasy?
E’ tra i generi che prediligo leggere, ma non c’è un vero e proprio motivo per cui la storia che ho scelto di raccontare è ambientata in un mondo fantastico. Quello che è certo è che mi piacerebbe avvicinare di più i giovani alla lettura e credo che il genere in questione sia quello più apprezzato dai più giovani. Ho avuto un incontro con dei ragazzi delle medie durante un paio di presentazioni avvenute nelle scuole, e ho riscontrato molto entusiasmo da parte loro. Questo mi ha resa felice.

-E’ cosi “semplice” inventare storie con unicorni, fate e mondi incantati?
In verità è molto più complesso di quanto possa sembrare, in primis perché dietro questi mondi inventati e fantastici si nasconde sempre una realtà che combacia con quella “reale” appunto.
Perlomeno questo è quello che ho sempre percepito nella maggior parte dei romanzi fantasy che ho letto e che si trova anche nei miei. Si “usa” il fantastico per parlare di fatti reali. Il genere dei miei romanzi si può comunque definire, più che fantasy, un misto tra “urban fantasy” e “distopico”.

- “Cronache dal mondo perduto” contiene già due romanzi. Ci puoi descrivere i due lavori?
Entrambi i romanzi sono ambientati in un mondo immaginario, simile alla nostra “Terra”, ma divisa in due grandi continenti, la “Terra Vecchia” e la “Terra Nuova”. Esistono anche altri luoghi secondari, la terra dei dannati e le terre desolate. La Terra Vecchia è un luogo più bucolico, mentre la Terra Nuova è un mondo moderno, molto avanzato tecnologicamente rispetto alla Terra Vecchia. La prima nasconde però un segreto: è abitata, oltre che dagli uomini, da altre “razze” che popolano il mondo invisibile. Tra queste razze possiamo trovare quella elfica, quella delle fate, dei folletti, dei nani e via dicendo.

-Ci dobbiamo attendere la conclusione della trilogia?
Assolutamente. La terza parte è in fase di completamento, aspetta solo di essere editata e poi pubblicata.

-Chi sono i protagonisti?
I protagonisti principali sono Matt, un giovane originario della Terra Nuova. Egli, in realtà, è sempre stato attirato da quel mondo sconosciuto di cui ha tanto sentito parlare, la Terra Vecchia e, perciò, contro il parere del padre, vi si recherà per studiare. Arriverà nel piccolo paesino di montagna di Quercus, dove conoscerà Giselle, verso la quale proverà un’immediata attrazione. Giselle, però, nasconde un segreto: è una mezza fata. Un altro dei protagonisti, è Frederick, un principe – demone che ha vissuto, in un’altra vita, una storia d’amore con Giselle e che sarà rivale di Matt per ottenere l’amore della mezza fata.

-Cosa c’è di particolare, di originale nei tuoi lavori?
Il paesino di Quercus mi è stato ispirato dal paese in cui vivo, Cerchiara di Calabria, un paesino tra mare e montagna, del quale ho ripreso anche l’antico nome, ispirato alla quercia. L’originalità credo stia anche nel mix dei generi fantasy e distopico che si alterna tra i due romanzi.

-Perché un lettore dovrebbe leggere o acquistare un tuo libro? 
Credo che i libri si prestino ad essere letti da un ampio pubblico: dall'anziano al giovane, dall'amante del genere in particolare, a quello che non lo ama particolarmente. Lo dico perché l’ho potuto riscontrare personalmente, basandomi sull'eterogeneità dei lettori che hanno già acquistato, letto e apprezzato i lavori. Perciò, non saprei dire, in particolare, cosa dovrebbe spingere un lettore ad acquistarlo, forse la copertina. Sono state entrambe particolarmente apprezzate. Scherzi a parte, è una storia scorrevole e che si legge piacevolmente, dicono. In più tratto temi, come ho già detto, assolutamente attuali, dietro la facciata fantasy. Nel primo romanzo, ad esempio, è centrale il tema del diverso e della paura dello stesso. Nel secondo, la problematica ambientale.

-Sogni di fare la scrittrice professionista oppure questa attività sarà solo il tuo hobby?
Al momento è un’attività secondaria ma, a prescindere che un giorno diventi o no la mia attività principale, farà sempre parte della mia vita.

 -Concludi tu l’intervista. Dediche, messaggi, parole libere… 
Niente sarebbe stato possibile senza la mia famiglia. Mio marito, Daniele, mi ha spronata a scrivere e a cercare un editore. Anzi, a dire il vero, è stato lui a trovarlo, quasi per caso. Senza il suo sostegno e il suo incoraggiamento non avrei potuto nulla. I miei bambini, Ginevra e Walter, sono stati e sono la mia ispirazione, oltre ad aver dato i nomi a due personaggi presenti nei romanzi.

 

 



 

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