Geniale...

Questa idea l’ho trovata davvero geniale. Estro, inventiva, originalità, tutto condensato in un lavoro scorrevole. Parliamo del romanzo di Valentina Palomba autrice di “The Monsters Circus”, un fantasy dark dai contorni horror. Fin qui nulla di particolare, può piacere o meno il genere, può essere più o meno accattivante la copertina, ma la particolarità si rivela già dalla prima pagina: il romanzo è scritto totalmente in rima.

Qui di seguito un breve estratto che francamente lascia senza parole:

C'era una volta una storia capovolta,
dei mostri parlava e non li vessava.
Voi direte che falsità,  invero è la verità
Il Circo c'è ancora nè andrà in malora, 
immantinente lo saprete e non ditelo al prete.

-Complimenti per l’originalità. Come si fa a scrivere un’intera storia in rima?

Credo ci voglia tanta, tanta immaginazione e un po' bisogna essere portati. Io avevo una sorta di ritmo in testa, come la nenia di un vecchio carillon, che dava profondità alle rime oppure stonava con esse. Ogni volta che riprendevo la penna in mano facevo un po' fatica a reimmergermi nelle rime, o a ritrovare il giusto ritmo, ma una volta fatto quello, pensavo e vivevo in quella dimensione. E poi bisogna essere un po' matti, non troppo, ma ci vuole quel pizzico di follia che ti fa dire "Ok, proviamoci, complichiamoci la vita".

-Non c’è il rischio di distrarre il lettore dalla trama?
Direi che è proprio il contrario. Ascoltando i pareri delle persone e leggendo alcune recensioni ho notato che dopo un'iniziale sbigottimento, dato per l'appunto da una storia interamente scritta in rima ( lì per lì molti credono che solo la prefazione sia in forma di filastrocca ), il lettore prende il suo ritmo e s'immerge ancor di più nella storia. E' come se la rima baciata fosse la chiave per addentrarsi meglio nel tendone e gustare appieno lo spettacolo.

-Hai paura dell’horror ma scrivi dark horror. Come spieghi questa contraddizione?
Perché noi esseri umani siamo delle contraddizioni ambulanti. Siamo attratti da quel che ci fa paura e la paura ci fa stare talmente tanto allerta che ne percepiamo meglio le sfumature. Tutti noi abbiamo due personalità, come la Diva, una teme, l'altra freme di andare oltre i propri limiti. Ci contraddiciamo, litighiamo con noi stessi, un lato ci fa incuriosire, l'altro ci trattiene. Siamo respinti ed attirati da ciò che ci fa accapponare la pelle, perché tale è la natura umana e non solo.

-Se dovessi rifugiarti in un luogo isolato, quale sceglieresti?
Sul cocuzzolo di una montagna, in mezzo ai boschi, dove non prende il cellulare e dove nessuno interrompe il flusso dei miei mondi interiori, tralasciando qualche abitante della foresta. O nella mia mente, dove su mille palcoscenici si alternano storie intere, mosse dalla me burattinaia. In alternativa, se le prime due sono impossibili, nella Terra di Mezzo di Tolkien, il mondo fantastico per eccellenza. Neppure li prende il telefono, spero.

-Il tuo lavoro ha come ambientazione un circo. La vita di oggi è come un grande circo?
Si. Siamo abituati a mascherarci ed esibirci per la nostra cerchia di spettatori. Gli stessi spettatori che si sentiranno in dovere di giudicarci per chi siamo o per la nostra messa in scena. Se li facciamo ridere, piangere, sconvolgere o inorridire, e di paese in paese, di platea in platea continueremo ad esibirci in un lungo itinerario che durerà tutta la vita. E se veniamo etichettati come "diversi" per molti saremo dei mostri, fenomeni da baraccone di cui ridere o di cui aver paura. Raramente troveremo qualcuno che vada oltre la nostra esibizione o la nostra esteriorità e che proverà a conoscerci veramente, oltre il trucco o le zanne, ma quella rarità potrebbe scoprire che forse i mostri non siamo noi e magari potrà apprendere qualcosa anche di se stesso, proprio come scoprirà William.

-Tu che personaggio o animale saresti?
Io credo di aver riversato gran parte delle mie contraddizioni e delle mie personalità nella Diva. Le sue due essenze sono entrambe parte di me e molte delle sue caratteristiche mi accomunano a lei. A parte che non mangio i bambini, anzi sono vegetariana e che non ho corna o ali. Inoltre, se dovessi accomunarmi ad un'animale credo che sceglierei il lupo, scacciato e solitario, ma se necessità in grado di far parte di un branco. O forse un riccio che si riempie la pancia e se ne va in letargo!

-I tuoi personaggi nascono dalla fantasia o dalle storie che ascolti tutti i giorni. Ci puoi raccontare la storia più bizzarra che tu abbia mai sentito?
Lavorando col pubblico ne ho sentite di ogni, ma la più bizzarra fu quando una signora mi raccontò di come dei cinghiali le avessero mangiato tutte le mele. Per terra? No, sull'albero, ed io ho passato ore ad immaginarmi un cinghialotto che s'arrampica per i rami e ruba i frutti! Oppure come quando una mia amica ha dimenticato, o meglio ha completamente cancellato la presenza di un suo collega con cui ha lavorato un intero Natale. Tutti si ricordavano di lui, tranne lei e tuttora non lo sa chi fosse. In ambito paranormale lo chiamano Glitch in the Matrix.

-La “critica” sta apprezzando il tuo lavoro?
Di certo un fantasy dark horror scritto in rima baciata, con un tema di fondo importante come diversità e pregiudizio, non è un libro semplice, anche se in realtà si adatta a tutti, persino ai bambini. Eppure ho ricevuto bellissime recensioni anche di non amanti del fantasy, che si sono immerse nella storia e ogni tanto mi arrivano citazioni o stralci di testo che le persone si sono salvati. Devo dire che la critica più bella è proprio di chi non è un'amante del genere, oppure di chi legge il libro, mi guarda e fa "L'hai scritto tu? Tutto in rima? Ma sei matta?" perché la gente non se lo aspetta. Ed io rido sempre, perché lo so che è strano, specie per la forma, ma mi fa piacere la sensazione di sorpresa che provano. Sono un'autodidatta, quindi è anche una piccola rivalsa verso il mondo.

-Progetti per il futuro?
Scrivo di getto, quindi non si sa mai quando una storia possa venirmi in mente. Ho già un paio di spunti da approfondire, questioni o dettagli che mi hanno colpita. Vorrei scrivere qualcosa che esalti le contraddizioni della società e che esalti la bellezza di ciò che società ancora non apprezza a pieno, ma è ancora presto per dire o ipotizzare qualcosa. Ah, e ovviamente in rima baciata, così mi complico un po' di più la vita.

-Ti va di salutarci  in rima? 

 

A Giorni di Maggio rendo il mio omaggio

a voi s'inchina la scribacchina

che spera d'aver portato nel vostro creato

un pizzico di magia e un po' di pazzia.

Racconto o leggenda d'amore o orrenda,

qui la troverete e vi immergerete

in una recensione colma d'emozione.

Ed ora vi saluto e do il benvenuto

a tutti coloro cercan ristoro al caldo raggio

dei Giorni di Maggio.

 


 

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