Dedicato a tutte le donne...

 

Nei giorni che precedono la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ringraziamo Paola Tafuro che ci “presta” il suo romanzo per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa piaga.
Paola è sociologa dunque una professionista che ha affrontato, da sempre, questa complessa tematica sia sul campo, tutti i giorni, in alcuni luoghi istituzionalmente preposti, sia attraverso la sua penna.
“Una stella a mezzanotte” è un romanzo che narra un tipo di violenza molto sottile, quella che lede l’anima e umilia la persona più di qualunque altra cosa al mondo. Una violenza fatta di parole e azioni che colpiscono il cuore e la mente.
Il romanzo descrive ogni forma di violenza contro le donne, ed è a loro, rispettosamente dedicato.

-Ciao Paola inizierei facendoti i complimenti per la dedica del tuo lavoro. Perché c’è tanta violenza contro le donne?
Ciao, grazie mille. La violenza contro le donne è un problema socio-culturale. Nasce da un’educazione sbagliata: gli uomini vengono educati a essere più autonomi mentre le donne meno emancipate. Esistono poi, tutta una serie di sovrastrutture  e stereotipi interiorizzati, che rafforzano i modelli di comportamento violenti. “ Se l’è cercata”, “Non piangere come una femminuccia”, etc. Fino ad agosto 2020, sono state 59 le donne uccise per mano di un uomo. I femminicidi sono l’acme della violenza di genere. Donne che scelgono di uscire da una condizione di segregazione maschile, vengono barbaramente assassinate. Uccise, insomma, in quanto donne.

-Cosa si dovrebbe fare per eliminare/ridurre questa piaga? Pene più severe, maggiore educazione, potenziare il terzo settore che possa aiutare?
Il nuovo “Codice Rosso” approvato l’anno scorso, ha inasprito le pene e menzionato anche il “Revenge porn” tra le forme di violenza. Il problema è che c’è una parte di sommerso tra le donne vittime di violenza. Le donne denunciano poco perché non esiste un iter che le accompagni dopo la denuncia. Una volta che le donne hanno segnalato la violenza alle forze dell’ordine, che fine fanno? Devono tornare a casa col carnefice? Purtroppo i centri Antiviolenza, sono pieni e ricevono pochi fondi. E’ facile dire “denunciate”, ma poi nella realtà non è così semplice. Il “Revenge porn”, poi, a mio parere, non è abbastanza punito.

-Il tuo libro: quante donne oggi s’illudono come Vichy?
Vichy non è affatto un’illusa. E’ una donna consapevole di non poter cambiare un uomo violento. La consapevolezza che un uomo violento, difficilmente, possa cambiare è un fattore importante. Specialmente per ciò che riguarda la violenza psicologica: una forma intangibile, che lascia segni nel cuore e nella psiche.

-Cosa puoi dirci di più sulla trama e sui protagonisti?
Le protagoniste principali della mia storia sono Vichy e Maria. Sono due donne entrambe vittime di violenza che hanno storie diverse. Vichy è cresciuta in una famiglia molto unita; Maria ha perso i genitori da piccola ed è cresciuta con la nonna. S’incontreranno e diventeranno amiche per la pelle. Hanno in comune l’obiettivo di realizzare qualcosa di importante per le donne vittime di violenza di genere. L’altro giorno un mio amico mi ha scritto in chat: “Non vorrei passasse il messaggio che tutti gli uomini sono violenti”. Assolutamente non è così. Ho descritto Andrea, personaggio secondario, come un uomo leale, sincero e rispettoso. Non tutti gli uomini, per fortuna, sono violenti.

-Copertina: cosa indica quella luce sul petto della donna? Speranza, sofferenza, amore…?
La stella rappresenta le persone buone che incontriamo sul nostro cammino; quindi, indica una speranza. La mezzanotte rappresenta, invece, il buio, la violenza, la paura e la vergogna.

-Continuerai a scrivere seguendo questo filone? 
Mi ero ripromessa di cambiare genere. Adesso ho in mente un romanzo storico sui matrimoni combinati. E’ una mia passione non ci posso fare nulla. Studio questi argomenti da sempre. Mi sono laureata in Sociologia con una tesi su tutte le forme di violenza simbolica e reale contro le donne. Da allora, non ho più smesso di trattare queste tematiche.

-Alleggeriamo la lettura. Metti in ordine personale queste azioni: cantare, scrivere, ballare, mangiare… (tratto dalla tua biografia)
Sicuramente al primo posto inserisco cantare. Adoro cantare, canto spesso, anche sotto la doccia. Ho svolto numerosi corsi di canto. Il canto, per me, è liberatorio. Poi, scrivere. La scrittura è un momento di evasione e di riflessione. E’ stata, in passato, anche terapeutica. Al terzo posto, mangiare. Sono una buongustaia, mi piace sperimentare anche la cucina etnica. Infine, ballare. Ogni tanto metto musica in casa e ballo da sola.

-Concludiamo con un messaggio di speranza…
Dalla violenza si può uscire, L’importante è non sentirsi sole e abbandonate. Cerchiamo di fare rete e chiedere aiuto. Grazie per questa intervista!

 


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